Concorso DS. Forti pressioni per il rinvio della prova preselettiva

Aumenta di ora in ora la richiesta di rinvio della prova preselettiva del corso-concorso per l’assunzione di 2.425 dirigenti scolastici.

Migliaia di professori impegnati negli esami di maturità e candidati anche al concorso, premono per avere un trattamento uguale a tutti gli altri candidati non impegnati negli esami di Stato.

In cosa consisterebbe il trattamento sperequativo nei loro confronti?

Mentre tutti i candidati potranno disporre di quasi un mese completamente libero da impegni scolastici – dal 27 giugno (pubblicazione dei quesiti) al 23 luglio (svolgimento della prova – i professori commissari d’esame impegnati contestualmente negli orali della maturità non disporrebbero – sostengono nelle loro pressanti richieste – di un uguale tempo per approfondire e memorizzare i quesiti che il Miur si accinge a pubblicare.

Si stima che siano circa 15 mila i professori-candidati interessati a questo rinvio.

Al Miur si vivono ore febbrili per la decisione da prendere, visto che mancano ormai poche ore alla data del 27 giugno, fissata per la pubblicazione della batteria dei quesiti. 

Forse si teme che il mancato rinvio possa dar luogo ad un contenzioso.

Peraltro, confermare la data della pubblicazione e spostare a settembre la prova – vi sarebbero due mesi e più per ‘lavorare’ i 4mila quesiti – comporterebbe il rischio di inficiarla, visto che il bando prevede tra pubblicazione dei quesiti ed effettuazione della prova un lasso di tempo fisiologico di quasi un mese.

In caso di rinvio, si potrebbe pensare che si vada a compromettere il termine atteso per la nomina dei vincitori al 1° settembre 2019. Non dovrebbe essere così, perché si parla ormai con insistenza di una radicale contrazione dei tempi della seconda fase del concorso, con drastica riduzione dei 2+4 mesi previsti per la formazione e il tirocinio.

A suo tempo, l’anno scorso, questa ultima richiesta era stata proposta alla ministra Fedeli da Mario Pittoni (ora senatore della Lega e neo presidente della Commissione Istruzione del Senato) che aveva intuito già allora il rischio di tempi biblici del concorso.