Concorso dirigente scolastico /1: caos da non ripetere

Cominciato male fin dalla fase di avvio, il concorso per dirigenti scolastici del 2011 – il primo concorso con una prova preselettiva a quiz, molti dei quali sbagliati e, quindi, ritirati dal MIUR, con relativo strascico giudiziario – ha dato luogo a rimostranze e ripetute contestazioni. In alcune regioni si sono registrati ricorsi alla magistratura amministrativa per ragioni svariate, dalla composizione delle commissioni alle modalità di svolgimento delle prove. Il caso più clamoroso è quello della Lombardia, dove la contestazione ha riguardato l’anonimato delle prove scritte, messo in pericolo dall’uso di buste che consentivano il potenziale riconoscimento degli autori degli elaborati e, pertanto, il verificarsi di favoritismi. In esito a un lungo percorso giurisdizionale, nel luglio 2013, a concorso ormai concluso, con 406 nuovi dirigenti in pectore pronti ad assumere servizio, il Consiglio di Stato annullava la graduatoria di merito a causa della trasparenza delle buste che, in astratto, ledeva il principio dell’anonimato ed ordinava il “reimbustamento” delle prove e la loro correzione da parte di nuove commissioni. Quindi tutto di nuovo in gioco: 406 idonei e i 590 che, a giudizio dei primi esaminatori, non avevano superato le prove. Il risultato della nuova correzione ha dato luogo al rimescolamento delle carte, che ha offerto il fianco ad una sequela di proteste e lamentele determinate dalla fuoriuscita dai 406 idonei di un robusto drappello di 96 candidati, i quali, dopo aver superato tutte le fasi del concorso (orali compresi), sono risultati inidonei agli occhi dei nuovi esaminatori. E, al contrario, 260 candidati che i primi commissari avevano “scartato”, sono divenuti idonei. Stesso discorso per le prove orali: cambio di status da idoneo a non idoneo e viceversa per altri candidati.