Come bloccare il dirigente corruttibile…

Di possibile corruzione del dirigente scolastico ha parlato per primo Sergio Cofferati, quando ha affermato che i nuovi poteri riconosciuti al capo d’istituto, secondo il ddl Buona Scuola, lo esporranno concretamente al rischio di operare per l’interesse di altri, anziché per quelli della scuola.

L’ex-sindacalista aveva osservato che l’unico comparto pubblico sostanzialmente immune da interventi esterni finalizzati a soddisfare richieste non legittime ed estranee all’interesse pubblico è, a tutt’oggi, quello della scuola. Con il nuovo ruolo del dirigente, non più, secondo Cofferati.

Podestà, sceriffo, amministratore delegato, sindaco e, quindi, corruttibile… Su quest’onda della corruttibilità sono arrivati tanti altri dell’opposizione e della stessa minoranza del PD.

La maggioranza che sostiene e condivide il ddl di riforma ha respinto una simile accusa. Però nei fatti…

I relatori di maggioranza in Commissione istruzione del Senato hanno introdotto un emendamento che dispone la durata dell’incarico dirigenziale sulla stessa sede per un triennio, replicabile.

In questo modo, mentre a parole la stessa maggioranza respingeva, sdegnata, l’ipotesi di corruttibilità del dirigente scolastico, nei fatti ne avallava la fondatezza limitando drasticamente la permanenza del “corruttibile” nella stessa sede in tempi decisamente brevi (forse per non consentire di porre le basi “per il malaffare”). I dirigenti scolastici dovranno cambiare scuola sei, dieci volte o più durante la loro carriera, dandosi il cambio da un istituto ad un altro.

Meglio, dunque, un dirigente di passaggio che non ha nemmeno il tempo di organizzare la scuola, impostare la programmazione educativa, conoscere e valorizzare le risorse umane affidategli?

E come si potrà pretendere che risponda dei risultati i cui processi sono stati avviati e gestiti da altri?

E se invece si puntasse sull’accountability (chi è colto in fallo e chi non raggiunge gli obiettivi viene rimosso) e sui controlli?