Colpire l’istruzione degli adulti riguarda la democrazia in sé

Sul tema delle minori risorse per l’istruzione degli adulti, ci ha scritto il nostro lettore Giovanni Rallo, la cui email pubblichiamo.

Invitiamo tutti gli altri lettori a partecipare alla discussione, o a proporne di nuove, scrivendoci come di consueto all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.

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Sono un docente di scuola superiore in Sardegna, in particolare mi occupo di corsi serali.

Proprio in questo settore è in atto una lotta sempre più serrata alla decisione dell’Ufficio Regionale – ma su indicazione del Ministero dell’Istruzione – di annullare, cancellare dall’oggi al domani, senza contrattazione, né informazione, né alcun tipo di confronto, i bienni dei corsi serali ad indirizzo tecnico e le quarte classi di quelli ad indirizzo professionale. Questo malgrado gli iscritti ci siano e le stesse classi fossero state autorizzate fino a pochi giorni fa.

La questione sembra relegata all’istruzione degli adulti (che si vuole, evidentemente, tagliare come un ramo secco, alla faccia delle raccomandazioni europee), ma riguarda la democrazia in sé: se basta, infatti, che un ministro decida di violare un diritto costituzionale senza che nessuno protesti, che fine fa il concetto stesso di diritto in Italia? Perché non c’è una lotta a livello nazionale contro questo modo di “governare”? Perché la grande stampa si disinteressa della faccenda come fosse marginale? Perché non si riesce a capire e a far capire che distruggere così, a colpi di tagli indiscriminati e sotto banco, il sistema dell’Istruzione pubblica è una grave ipoteca su ogni possibilità di rinascita della società e dell’economia stessa italiane?

Mi auguro di cuore che, almeno voi, prestiate la dovuta attenzione ad una questione che, vi assicuro, non riguarda solo poche persone. Cordialmente,

prof. Giovanni Rallo

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