Chi premia (e punisce) gli insegnanti? Anp: il dirigente, ma non da solo…

Sulla netta presa di posizione del ministro Giannini in favore dell’attribuzione al dirigente scolastico della responsabilità di premiare e punire gli insegnanti Tuttoscuola ha chiesto un commento a Giorgio Rembado, presidente dell’Anp, la più rappresentativa organizzazione sindacale della categoria. Il testo completo della dichiarazione che ci ha rilasciato è consultabile sul portale di Tuttoscuola ( http://www.tuttoscuola.com ).

Qui osserviamo che malgrado l’apprezzamento per la posizione assunta dal ministro (“noi, cose non diverse le andiamo dicendo da molto tempo”) il leader storico dei dirigenti scolastici mostra una certa cautela: “non crediamo che il dirigente debba fare tutto da solo: la scuola è un’impresa culturale che egli dirige, ma di cui non è il padrone solitario. E dunque preferiamo dire che al dirigente spetta individuare e mobilitare tutte le risorse interne di cui dispone per valorizzare i migliori professionisti fra coloro che operano insieme a lui nella sua scuola.”

La condivisione della responsabilità con altre “risorse interne” (potrebbero essere le ‘alte professionalità’, o middle management, che l’Anp pure organizza e rappresenta) dovrebbe estendersi anche alle sanzioni, che costituiscono materia ancora più delicata di quella dei premi. L’Anp mentre, da un lato, esprime soddisfazione per il fatto che il ministro confermi, con le sue parole, che la responsabilità disciplinare compete ai dirigenti, dall’altro riconosce che quello degli insegnanti ‘incapaci’ non è un problema solo disciplinare.

E che “per riconoscerne l’inadeguatezza personale o professionale occorre il concorso di altri pezzi delle istituzioni”, dalle commissioni mediche al servizio ispettivo, che “sarebbe indispensabile per certificare la mancanza dei requisiti professionali minimi nelle singole discipline.”

Il modello proposto da Anp sembra privilegiare la dimensione intra-istituzionale (D.S., figure intermedie, ispettori) rispetto a quella sociale, che coinvolgerebbe nel processo valutativo e decisionale i genitori e altri stakeholders, come avviene per esempio nel mondo anglosassone.

Il ministro Giannini, comunque, mostra coraggio nell’aver (ri)sollevato una questione di primaria importanza per elevare la qualità del servizio educativo del nostro Paese.