Che cosa dice davvero la risoluzione Santerini?

E’ in corso di discussione, presso la VII Commissione Cultura della Camera, la risoluzione n. 7-00580, presentata da Milena Santerini, deputato di Per l’Italia. Del testo si sta parlando in questi giorni anche al di fuori di Montecitorio, per l’allarme (a nostro avviso motivato più da certe riprese giornalistiche che dal testo di quanto si richiede al Governo) diffuso nei riguardi dei 148mila docenti in procinto di essere inseriti in ruolo in base alle Linee Guida per “La Buona Scuola” (un gruppo di docenti in Gae ci ha scritto questo commento).

Nel raccomandare di leggere sempre la fonte di quanto si parla, vediamo le azioni cui si vorrebbe impegnare l’esecutivo:

ad utilizzare al meglio i 148 mila docenti da stabilizzare, dopo aver proceduto alla copertura dei posti vacanti e disponibili, disponendo che il nuovo organico non sia aggiuntivo bensì costituisca a tutti effetti espansione dell’organico e, per questo, sia stabile e fisso, correlato all’attuazione dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche o loro reti;

ad operare per una complessiva revisione delle attuali classi di concorso finalizzata, in particolare, a garantire un ottimale utilizzo delle competenze professionali dell’organico superando le attuali rigidità;

a considerare la stabilizzazione come una misura necessaria ma non sufficiente per una strategia volta a dotare le scuole di risorse professionali competenti e motivate e a potenziare gli interventi di sviluppo professionale;

ad assicurare che prioritariamente l’organico funzionale delle scuole consenta, oltre alla piena copertura delle supplenze, l’attuazione degli obiettivi di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica e dell’integrazione, attraverso progetti stabili almeno di durata biennale;

ad assegnare alle aree a elevata complessità, da ridefinire ciclicamente tenendo anche conto dei risultati di apprendimento quali risultano dalle prove standardizzate INVALSI, una quota parte delle complessive risorse destinate all’organico funzionale d’istituto;

a considerare gli effettivi bisogni rappresentati dalle scuole in relazione agli obiettivi da raggiungere individuati nel piano dell’offerta formativa, prevedendo che, all’interno della provincia di riferimento, si realizzi il più possibile una corrispondenza tra le competenze professionali dei docenti e le specifiche esigenze formative delle scuole, consentendo a queste di esprimere gradimenti in ordine alle competenze stesse;

a modificare i tempi delle procedure preparatorie dell’anno scolastico nella gestione del personale docente (mobilità, nomine in ruolo, conferimento supplenze annue/temporanee fino al termine delle attività) prevedendo come obiettivo finale di conferire prima dell’estate le supplenze annue e fino al termine delle attività, per permettere il regolare avvio dell’anno scolastico;

a sostenere in particolare, nella distribuzione delle risorse, il segmento dell’istruzione tecnica e dell’istruzione e formazione professionale;

a formare e qualificare i docenti assunti nelle competenze richieste dalla qualità dell’insegnamento, in particolare nella lingua straniera e nell’informatica, nonché nei compiti di prevenzione del disagio, rinnovamento delle metodologie didattiche, orientamento, sviluppo delle competenze, integrazione interculturale e interventi tempestivi per affrontare le difficoltà di apprendimento, anche attraverso l’utilizzo sistematico dei Dipartimenti e delle Facoltà universitarie;

ad accompagnare la formazione in ingresso del personale docente immesso in ruolo con una decisa innovazione dell’anno di prova, nel corso del quale accertare il possesso delle competenze di base dei docenti assunti, rilevandone crediti e debiti formativi in base ai quali prevedere la formazione ed eventuali possibilità di rinvio o recessione del contratto; ed a rivedere altresì la composizione del Comitato di valutazione prevedendo, oltre al dirigente e ai docenti, anche figure esterne (quali docenti universitari e/o dirigenti tecnici);

ad attivare un sistema di formazione continua in servizio degli insegnanti che coinvolga in modo strutturale scuola e università, per assicurare una cooperazione tra innovazione educativa, sperimentazione scolastica e ricerca universitaria; a perseguire, sia nella formazione iniziale, sia in quella continua, piena integrazione tra i saperi disciplinari, i metodi di insegnamento, le didattiche e le competenze pedagogiche;

ad accertare e monitorare da parte delle scuole il raggiungimento degli obiettivi di riduzione della dispersione dichiarati nel rapporto di autovalutazione delle scuole, che dovranno compilare entro il luglio 2015, prevedendo un’apposita attenzione al miglioramento, della scuola anche in collaborazione con l’Invalsi ed, a tale scopo, a completare le anagrafi scolastiche con il concorso delle regioni, indispensabile per la prevenzione degli abbandoni e della dispersione;

a prevedere di affrontare, nell’ambito di tale riorganizzazione dell’organico scolastico, la revisione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, al fine di valorizzare l’acquisizione delle competenze sociali e civiche anche attraverso nuove modalità di valutazione degli studenti e autovalutazione delle scuole, l’individuazione di figure di coordinamento e una revisione curricolare e del tempo-scuola coerenti con la pratica effettiva del vivere a scuola da cittadini;

a riferire ai competenti organi parlamentari decorso un anno sullo stato e sull’esito della predetta stabilizzazione.”

Il testo è molto lungo, forse troppo, per una risoluzione, e propone un ventaglio di azioni tutto sommato condivisibili, da un utilizzo più professionalizzante delle nuove risorse (come “espansione dell’organico”dell’autonomia,  e non come mero organico “aggiuntivo”), all’impiego dei neoassunti, “oltre alla piena copertura delle supplenze”, per “ l’attuazione degli obiettivi di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica e dell’integrazione, attraverso progetti stabili almeno di durata biennale”; dall’assegnazione “alle aree a elevata complessità” di “una quota parte delle complessive risorse destinate all’organico funzionale d’istituto” (dizione che potrebbe essere perfino ben vista dai potenziali neoassunti, perché costituirebbe un freno alla temuta mobilità, e per questo risulta osteggiata in Commissione dalla Lega), all’accelerazione dei “tempi delle procedure preparatorie dell’anno scolastico nella gestione del personale docente”; dalla formazione (gratuita per contratto) del personale docente, alla “la revisione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione”.

Indubbiamente, la levata di scudi del personale prossimo alla stabilizzazione è contro la proposta di inasprimento della severità dell’anno di prova, “nel corso del quale accertare il possesso delle competenze di base dei docenti assunti, rilevandone crediti e debiti formativi in base ai quali prevedere la formazione ed eventuali possibilità di rinvio o recessione del contratto; ed a rivedere altresì la composizione del Comitato di valutazione prevedendo, oltre al dirigente e ai docenti, anche figure esterne (quali docenti universitari e/o dirigenti tecnici)”.

Da parte nostra, riteniamo che l’anno di prova, proprio per le responsabilità che la professione docente comporta, debba essere una cosa seria, e che dunque la risoluzione costituisca una buona base di discussione. Probabilmente è obiettabile il coinvolgimento dei docenti universitari per la valutazione di docenti di scuola, specie in considerazione del fatto che l’esperienza didattica dei primi è sovente inferiore a quella dei secondi, ma di una base di discussione si tratta, e come tale va presa, scartando per quanto possibile letture giornalistiche che ne distorcano i contenuti.