Censis: Italia ultima in Europa per l’occupazione dei laureati

Si interrompe la crescita dell'educazione degli adulti, l'istruzione tecnica non soddisfa le esigenze delle imprese

Il Rapporto Censis presentato oggi non si limita a dare una fotografia della scuola, ma esamina diffusamente tutto il mondo del lavoro, trattando di università, delle relazioni tra formazione e lavoro, e dell’educazione degli adulti.

Per quello che riguarda l’università, in Italia trova lavoro il 76,6%, dei laureati e il Belpaese si piazza all’ultimo posto tra i Paesi europei: la media Ue è dell’82,3%. Inoltre, difficilmente i giovani sono chiamati a coprire ruoli di responsabilità in tempi brevi, iniziando i percorsi professionali, nella maggioranza dei casi, al di sotto delle loro competenze: il 49,2% dei laureati 15-34enni e il 46,5% dei diplomati al primo impiego risultano sottoinquadrati. Sul fronte della mobilità transnazionale, poi, la partecipazione italiana necessita per il Censis di essere agevolata: il 12,1% dei giovani di età compresa tra 15 e 35 anni che dichiarano di aver soggiornato all’estero per istruzione e formazione è al di sotto della media europea (15,4%) di oltre 3 punti percentuali: valore ben lontano dal 27,8% e dal 23,6% di austriaci e svedesi.

Riguardo invece all’istruzione degli adulti, si è interrotto il trend di sia pur moderata crescita, attestandosi nel 2009 al 6% e risalendo debolmente l’anno successivo al 6,2, a fronte di una media europea del 9,1 nel 2010 e della soglia del 15% posta dalla strategia Europa 2020. L’istruzione degli adulti sembra essere relegata a un ruolo sempre più marginale: la relativa voce di spesa è diminuita di 72 punti percentuali passando dai 16 milioni di euro del 2009 ai 4,4 del 2011.

Un capitolo a parte merita merita l’ultima riforma del sistema scolastico italiano, che sembra aver dato nuovo slancio agli istituti tecnici che, supportati anche da un attivo interessamento da parte della rappresentanza imprenditoriale, registrano nel corrente anno scolastico un incremento dello 0,4% di iscrizioni al primo anno rispetto al 2010-2011 (dati riferiti alla sola scuola statale).

Il rinnovato appeal non si estende agli istituti professionali, che nello stesso periodo hanno perso ben il 3,4% di neoiscritti, a favore soprattutto dei percorsi liceali. Le annuali rilevazioni del Sistema informativo Excelsior sui fabbisogni professionali delle imprese italiane evidenziano, al contrario, come per le figure professionali assimilabili a quelle formate negli istituti professionali e/o nel circuito della formazione professionale di base ci sia una richiesta tutto sommato interessante e come nel 2011, rispetto al 2010, le richieste di personale con la sola qualifica professionale siano aumentate, passando dall’11,7% al 13,5%.

L’offerta di percorsi triennali di IeFp (Istruzione e Formazione professionale) non sembra riuscire a colmare questa lacuna, almeno in termini quantitativi. I giovani che si rivolgono a questo tipo di percorsi costituiscono solo il 6,7% del totale degli iscritti al secondo ciclo di istruzione, pari a circa 38.000 studenti. Mentre in Germania e in Austria il 95% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni ritiene che i percorsi professionalizzanti possano costituire un’opzione interessante, in Italia tale posizione è espressa solo dal 50%, il valore più basso di tutta l’area.