CCNL scuola, D’Aprile: ‘Occasione mancata per modificare la parte normativa. Le ragioni del no’

L’ipotesi di accordo per il CCNL della scuola trova quasi tutti d’accordo. Tutti, tranne Uil Scuola-Rua che, come Tuttoscuola ha spiegato nei giorni scorsi, ha deciso di non firmare. Il suo segretario generale, Giuseppe D’Aprile dissente soprattutto sull’impianto normativo e in particolar modo per il personale ATA per il quale “vengono implementate ulteriormente le mansioni di tutto il personale già oberato da incombenze spesso estranee agli obblighi contrattuali”. Ma non solo. Oggi, è proprio D’Aprile a spiegare a Tuttoscuola cosa a suo parere non va bene in questo contratto e su cosa si sarebbe dovuto intervenire.

Segretario D’Aprile, l’ipotesi del CCNL scuola sembra aver trovato tutti d’accordo. O quasi. A non aver firmato è la Uil Scuola-Rua…
“I contratti di lavoro rappresentano un punto di riferimento certo per influire sulle decisioni a tutela dei lavoratori e si sottoscrivono – a parer nostro – solo se migliorativi rispetto al testo precedente. Non è questo il caso. Abbiamo lavorato fino all’ultimo momento, in tutti i modi, per introdurre modifiche nelle parti che ritenevamo lesive dei diritti del personale”.

La vostra posizione è definitiva? Quali i prossimi passi?
“E’ prassi dell’organizzazione sindacale che rappresento orientare la linea politico/sindacale dopo aver ascoltato i propri dirigenti confederali, regionali, territoriali e le RSU. In questo caso ci comporteremo allo stesso modo: ascolteremo tutti gli attori coinvolti – già convocati per i prossimi giorni – e, dopo aver recepito le loro indicazioni, decideremo insieme”.

Le critiche della UIL sottintendono una modifica dell’ipotesi di contratto. Ci può spiegare bene le motivazioni?
“La parte normativa poteva essere modificata e migliorata dopo circa venti anni. Potevamo approfittarne. Si poteva intervenire su:

– La mobilità del personale per cui ora è chiaramente scritto che è trattata in subordine alla legge.
È il motivo per cui abbiamo condotto – insieme agli altri sindacati scuola – una battaglia sindacale in tutti questi anni, dimostrata dal fatto che non abbiamo mai accettato i vincoli di legge inseriti nei contratti integrativi sulla mobilità che ci hanno portato a non sottoscriverlo unitariamente. Il comma avrebbe dovuto solo definire contrattualmente (era questa la grande conquista che andava perseguita) che la contrattazione nazionale fissava i criteri generali per la mobilità professionale e territoriale senza alcun vincolo di legge sulla base di quanto indicato nell’art. 2 comma 2 del D.Lgs 165/01 in cui è chiaramente scritto che i contratti possono derogare le leggi, presenti, passate e future.

– La trasparenza nelle relazioni sindacali: non è più possibile associare i nominativi ai compensi ricevuti dal Fondo di Istituto
L’accesso ai dati relativi alla retribuzione del personale a livello di contrattazione d’istituto è stato gravemente limitato. Nelle prossime contrattazioni di istituto non potrà essere associato il compenso al nominativo del lavoratore che lo ha percepito. Una norma assolutamente inaccettabile che limita un principio inalienabile, ovvero quello della trasparenza e che apre un vulnus rispetto al ruolo delle Rsu, Rsa e Organizzazioni Sindacali che sono parte attiva nella definizione dei compensi ai lavoratori sulla base di quanto definito nel piano della attività del personale docente, educativo e Ata, ma che non possono verificare la singola posizione retribuita e verificare se corrispondente a quanto contrattato o meno o se la retribuzione del singolo sia rispettosa del tetto definito in sede di contrattazione sindacale. Sostanzialmente alle parti sindacali viene assegnato un ruolo contrattuale senza possibilità di verifica. Questa specificazione – in netto contrasto con le linee guida sulla contrattazione di Istituto scritte unitariamente, in cui, in virtù dell’art.5 del CCNL scuola, bisognava indicare anche i nominativi del personale che aveva accesso ai compensi –non era contenuta nel precedente contratto 2016/18. Nonostante il parere contrario del garante della privacy, molti tribunali hanno dato ragione alle organizzazioni sindacali ricorrenti proprio in virtù del principio della trasparenza. A questo aggiungo che molti dirigenti scolastici, senza necessità di attivare un contenzioso o un accesso agli atti, hanno reso pubblici sia i nomi che i compensi del personale interessato. Ora il paradosso è che, essendo scritto nel CCNL, anche se ci fosse un solo dirigente scolastico d’accordo nel fornire i nominativi alla parte sindacale, non potrà più farlo.

– Problematiche ATA
A parer nostro la riforma dell’ordinamento professionale ha peggiorato lo status del personale ATA, in particolare con l’introduzione della figura di funzionario ed elevate qualificazioni. Una trasposizione del modello Funzioni Centrali, che non si addice alla scuola statale ed al concetto di comunità educante da noi fortemente voluto nel contratto precedente. Tale modifica consisterà nell’affidare un incarico triennale che creerà di fatto una precarizzazione della figura dell’ex DSGA con decisioni che saranno di esclusiva competenza dell’amministrazione. Il tutto nonostante il MEF abbia autorizzato lo svolgimento dei concorsi ordinari e riservati – mai espletati – per stabilizzare e non precarizzare gli aspiranti ex DSGA.

Cito ancora, a titolo esemplificativo, altre criticità: la sottrazione dell’incarico specifico alla contrattazione di Istituto. Nella stessa venivano decisi i criteri utili per l’individuazione dei lavoratori a cui affidare l’incarico acquisita preventivamente la disponibilità dell’interessato. Con il nuovo CCNL l’assegnazione avverrà sulla base dei criteri scelti dal dirigente scolastico previa confronto con le organizzazioni sindacali e senza acquisizione di volontarietà da parte del dipendente.

– L’assenza di riferimenti al personale e alle scuole italiane all’estero i cui diritti sono stati cancellati da una legge che abroga gli articoli specifici del contratto. Anche la Corte Costituzionale, con la sentenza n 145 del 13.06.2022, ha integralmente accolto la tesi sostenuta dall’Ufficio Legale Uil Scuola Rua, riconoscendo la natura pattizia della mobilità professionale per la destinazione del personale della scuola all’estero. Le varie sentenze infatti, hanno ribadito quanto contenuto nella Legge 124/2015, che, in merito all’efficacia della contrattazione collettiva, ha introdotto il principio secondo il quale “eventuali disposizioni di legge che introducono discipline dei rapporti di lavoro […] possono essere derogate nelle materie affidate alla contrattazione collettiva ai sensi dell’art. 40, comma 1, e nel rispetto dei principi stabiliti dal presente decreto, da successivi contratti o accordo collettivi nazionali e, per la parte derogata, non sono ulteriormente applicabili”.

Poi, ci sono altre modifiche, in apparenza marginali, ma che limitano alcuni diritti che il personale aveva nel precedente contratto: è il caso, per esempio, della possibilità per il personale docente e ATA di ruolo di poter accettare supplenze, se utilmente inseriti nelle relative graduatorie, solo su posto intero. È quindi negata l’opportunità di ottenere una supplenza su spezzone orario con eventuale completamento come invece avveniva finora”.

Cosa accadrà qualora Uil Scuola Rua resti dell’idea di non firmare?
“Come previsto dalle norme vigenti la Uil Scuola Rua non potrà partecipare alla contrattazione integrativa nazionale e a quella decentrata”.

Il ministro Valditara ha dichiarato che, grazie a questo accordo, si permette una “maggiore valorizzazione del personale docente”… Il contratto mette a disposizione risorse finanziarie aggiuntive, stanziate dalla legge di bilancio per l’anno 2022 sul Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (FMOF), pari a 300 milioni di euro. Ciò ha contribuito a determinare un aumento medio per il personale docente pari a 124 euro al mese. Cosa pensa di questo aumento?
“È importante sottolineare – come fatto già da alcuni miei colleghi segretari generali di altri sindacati – che le cifre menzionate includono gli aumenti già previsti dall’accordo del 6 dicembre 2022 (CCNL 19/21 parte economica), che corrispondevano al 95% del totale. Con la firma dell’ipotesi del CCNL il personale della scuola riceverà l’ulteriore 5% residuo che incrementerà RPD (Docenti) e CIA (ATA).
In sintesi:
– aumento dell’indennità di Amministrazione per i DSGA pari a 60 Euro;
– Docenti + 26 euro MEDI LORDO STATO che si aggiungono ai 98 euro medi già percepiti;
– ATA + 20 euro MEDI LORDO STATO che si aggiungono ai 98 Euro medi già percepiti.

Inoltre, è previsto un importo una tantum di 63,84 euro per i docenti e di 44,11 euro per il personale ATA. Questo importo sarà pagato una sola volta. Previsto un incremento del 10% delle prestazioni accessorie retribuite dal FMOF.

Infine, riguardo al FMOF (Fondo di Miglioramento dell’Offerta Formativa), preciso che da un quinquennio a questa parte la consistenza è identica. Nel corso degli anni è stato snaturato nella sua concezione originaria (anche per i continui tagli). Adesso ogni tipo di remunerazione – compresa, ad esempio, quella degli assistenti tecnici del primo ciclo e l’indennità di reggenza dei DSGA,  – verrà ricavata dallo stesso che si sta rendendo sempre più esiguo”.

Pensa di poter convincere gli altri cinque sindacati che condividono l’intesa raggiunta a cambiare la loro posizione?
“Più che convincere gli altri colleghi a cambiare opinione, spiegheremo alle persone che vivono le scuole tutti i giorni il perché della nostra posizione. Saranno loro a valutare quali delle posizioni li tutela maggiormente. Saremo aperti a qualsiasi tipo di valutazione. L’importante, nel rispetto del personale della scuola, che il tutto non si trasformi in una bagarre tra sindacati. Con le altre sigle – per quanto ci riguarda – il rapporto rimane positivo e collaborativo. Rispettiamo le loro decisioni, anche se in questo caso non le condividiamo”.

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