Caso Boda. Aperto un nuovo fascicolo per istigazione al suicidio

È tuttora in prognosi riservata all’ospedale Gemelli di Roma Giovanna Boda, il capo dipartimento del ministero dell’istruzione che ha reagito in modo drammatico alle accuse di presunta corruzione, cercando il suicidio. È già stata sottoposta a diversi interventi chirurgici per contenere e ridurre le numerose e gravi fratture provocate dalla caduta dal secondo piano del palazzo dove si era incontrata con il proprio legale.
 
Il dramma del tentato suicidio ha suscitato una fortissima onda di solidarietà, di dolore e di richieste di notizie sulle condizioni della dirigente. Al ministero i suoi collaboratori più stretti riferiscono di una montagna di messaggi di auguri e di conforto inviati da scuole di tutta Italia.
 
Dichiarazioni di stima nei suoi confronti sono venute da tante figure autorevoli che hanno lavorato con lei, ad esempio, in un’intervista al Messaggero dall’ex-ministro dell’istruzione Fioramonti, che l’aveva conosciuta e apprezzata per la sua passione e per l’impegno infaticabile, designandola a capo dipartimento.
 
L’indagine della magistratura dovrà fare il suo corso, ma proprio per questo è giusto che diventi di pubblico dominio quando i fatti siano stati accertati, o quanto meno divenuti oggetto di un processo giudiziario, se si arriva a quella fase, nella quale l’imputato ha diritto e modo di difendersi.
 
Purtroppo accade molto spesso che qualche talpa per ragioni diverse (politiche, economiche o personali) passi o venda copia di documenti riservati a qualche giornale pronto a fare uno scoop sulla pelle degli indagati. E l’indagato, solo sulla base di un’ipotesi investigativa e talvolta senza che vi sia nemmeno un avviso di garanzia, si trova sbattuto in prima pagina come un imputato colpevole e già condannato dall’opinione pubblica o dal commentatore di turno. Un meccanismo che è poco definire barbaro, incivile e vergognoso.
 
Più che l’indagine condotta nel suo ufficio e nella sua abitazione è stato probabilmente il fatto di essere stata sbattuta in prima pagina come corrotta a far crollare il mondo intorno alla dirigente, portandola al gesto disperato.
Proprio per questo, come riferisce “Il Giornale”, il PM Alberto Galanti ha aperto un fascicolo per “istigazione al suicidio”; ed ora è caccia alla talpa, cioè alla persona che forse dalla stessa Procura o dalla Guardia di Finanza avrebbe “fatto uscire” il decreto di perquisizione nei confronti della Boda, della sua assistente e del presunto corruttore, con qualche dettaglio molto allusivo e poco chiaro. E sarebbe proprio la talpa, il responsabile della fuga di notizie passate al quotidiano autore dello “scoop”, ora da individuare e perseguire. 
 
Come si è chiesta Concita De Gregorio su “Repubblica”: “Chissà come sarà, in queste notti, il sonno dell’anonimo che ha pensato, un giorno: ora quella la sistemo io”.

Per approfondimenti:
– Il mondo della scuola scosso dal dramma di Giovanna Boda
– Procure groviera ma nessuno paga