Carriera zero, insegnanti demotivati
I nostri insegnanti, secondo l’OCSE, sono demotivati, delusi, stanchi. In questo sono in buona compagnia, perché anche in molti degli altri 24 Paesi presi in considerazione nell’indagine, presentata la scorsa settimana ad Amsterdam, la situazione non è molto migliore (www.oecd.org). Però i nostri battono tutti per l’età media di coloro che nel biennio 2002-2004 erano in servizio: più della metà supera i 50 anni nella scuola secondaria inferiore, e anche la media generale ci vede in testa (cioè in coda), insieme alla Germania, che però ha più insegnanti giovani (sotto i trent’anni) di quanti ne abbiamo noi.
Tra le principali ragioni della demotivazione viene indicata, per l’Italia, la mancanza di una carriera professionale, fondata sulla diversificazione delle funzioni e delle figure, e sul riconoscimento delle qualità professionali individuali. Se non c’è in Italia la fuga dalla scuola registratasi in altri Paesi, è solo per mancanza di alternative.
Tutti i contratti scuola degli ultimi quindici anni contenevano l’impegno ad affrontare il problema, ma nessuno è approdato a risultati concreti. Per la verità nel maggio scorso, con cinque mesi di ritardo sul termine stabilito dall’ultimo contratto (31 dicembre 2003), la commissione mista MIUR-ARAN-Sindacati, incaricata di formulare proposte in merito, aveva avanzato qualche timido suggerimento. Il rapporto finale parlava di esonero parziale dall’insegnamento per svolgere attività di ricerca anche esterne alla scuola presso Università, IRRE, Scuole di specializzazione; di funzioni di coordinamento (di dipartimento, di progetti, di rete o di territorio), e di incarichi speciali (formazione di pari, tutorato verso altri insegnanti, orientamento, laboratori, biblioteca). Si parlava anche di “crediti professionali”, sia pure certificati dalla stessa istituzione scolastica.
E’ vero che dietro il linguaggio complicato, tra il sindacalese e il burocratese, si avvertiva pur sempre la preoccupazione di preservare l’unicità della funzione docente, ma qualcosa sembrava muoversi. E’ indispensabile riprendere il discorso.
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