Carriera dei docenti tra legge e contratto

Alla fine degli anni ’90, dopo anni di appiattimento retributivo, i sindacati, dietro la pressione del ministro Berlinguer, si erano convertiti all’idea di movimentare la carriera degli insegnanti, prevedendo, con il CCNL 1998-2001, premi ai meritevoli con significativi avanzamenti giuridici e retributivi. Poi le reazioni al “concorsone” li avevano fatti desistere e tutto era finito nel nulla.

Con il CCNL 2002-2005, sotto il ministro Moratti, avevano accettato l’idea di mettere mano alla carriera dei docenti, concorrendo alla definizione di un documento di buoni propositi che ne tracciava le linee guida di attuazione. Un documento che sembrò più un atto dovuto che un impegno serio di riforma e che da subito apparve destinato ad essere collocato in archivio, come poi puntualmente è avvenuto. Quel documento, ricco di indicazioni su contenuti e criteri da adottare, meriterebbe forse di essere ripreso, ma forse si è persa l’occasione buona…

Con il ddl Aprea il proposito di definire la carriera dei docenti mediante lo stato giuridico anziché con contratto è ritornato in auge. E ora anche il ministro Gelmini fa capire che le regole principali del gioco intende passarle ad una norma di legge, sottraendola alla contrattazione.

Tutt’al più potrebbe esserci un confronto con i sindacati, ma la carriera dei docenti sembra destinata ad essere regolata con stato giuridico, lasciando al contratto, forse, un semplice ruolo esecutivo.

Al di là del merito, quello che si accinge a fare il ministro Gelmini è una sfida in piena regola ai sindacati che, insieme agli altri interventi del ministro Brunetta, porterebbe ad un ridimensionamento del loro potere anche nel comparto scuola. Come andrà a finire?