Blocco dei libri di testo. Il punto di vista di un editore

Sui due articoli Libri di testo. La legge blocca le adozioni ma non il prezzo e Libri di testo. Il quasi flop dell’obiettivo “blocco delle adozioni”, pubblicati nei giorni scorsi da Tuttoscuola e variamente ripresi da agenzie di stampa e quotidiani, ha ritenuto doveroso esprimersi, oltre alla lettrice Anna (cui è seguita una nostra breve risposta), una casa editrice, la D’Anna.

Invitiamo gli altri lettori a inviarci le loro opinioni sul tema (o su altri temi nuovi da proporre), scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Gentile Redazione,

sono Albertina D’Anna, titolare dell’omonima Casa editrice, specializzata in editoria scolastica e, poiché sul vostro sito si è parlato delle adozioni dei libri di testo, in quanto del mestiere, mi sono sentita chiamata in causa. Come è sottolineato nel vostro articolo, la legge 169/2008 ha imposto il blocco delle adozioni per cinque e sei anni, con lo scopo dichiarato di limitare la spesa che le famiglie sostengono per i libri di testo. Sempre nel vostro articolo, è messo in risalto come il blocco delle adozioni non fermi i prezzi dei libri scolastici che, cito, “sono quasi in libera uscita” e, cito ancora, “possono aumentare senza blocco alcuno“.

Proprio in merito a queste due frasi vorrei fare due considerazioni: la prima, non è vero che i prezzi sono in libera uscita e che possono aumentare senza blocco alcuno, dal 2002 esiste un tetto di spesa che le scuole sono tenute a rispettare e che fino ad ora hanno rispettato contenendo al massimo gli sforamenti, lo dice lo stesso Ministero nel suo dossier Scuola in Cifre 2008. Quindi il blocco dei prezzi, nei fatti, c’è, ed è talmente stringente che, da quando sono stati introdotti, i tetti di spesa non sono mai stati aggiornati, se non nel 2008, quando sono stati estesi anche alle scuole secondarie di secondo grado.

La seconda considerazione riguarda la qualità dell’istruzione: nessuno dubita dell’importanza di un’istruzione di qualità, anzi è uno dei maggiori problemi della Scuola italiana, e nessuno dubita del fatto che la qualità si paghi; eppure sembra che solo per l’editoria scolastica non valga l’equazione qualità = costi maggiori. Fare un buon libro di testo costa: gli autori, la redazione, le collaborazioni, le immagini, la grafica, la stampa, la legatura e, da ora in poi con i libri misti imposti dalla legge, anche i materiali multimediali disponibili in internet.

Di anno in anno, l’inflazione va avanti e qualsiasi prodotto o servizio oggi non ha un prezzo inferiore o uguale a qualche anno fa: l’energia, le materie prime, gli stipendi, etc… tutte cose che gli editori, come tutti gli altri imprenditori, devono pagare. Gli editori però sono gli unici ai quali non è consentito recuperare tali aumenti. Sfido chiunque a trovare qualsiasi altro settore industriale in cui all’aumento dei costi di produzione non corrisponda un aumento del prezzo finale dei prodotti. Certo, gli aiuti statali o le detrazioni fiscali potrebbero giovare, ma noi editori non usufruiamo dei primi, né le famiglie delle seconde. E in una situazione del genere ci si stupisce che il blocco delle adozioni non blocchi i prezzi?

Per le ragioni su esposte, i prezzi dei libri cambiano, ma sempre entro i limiti dell’inflazione programmata, lo ha riconosciuto anche l’Antitrust.

Per come la vedo io, il libro, esattamente come la Scuola, è un investimento per il futuro, ma finché sarà considerato solo un costo, il suo prezzo sarà sempre troppo alto.

Grazie dell’attenzione. Cordiali saluti,

Albertina D’Anna

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