Bianchi: ‘Chi verrà dopo di me non partirà da zero. Rischio democratico per l’Italia? Assolutamente no’

Credo che chi verrà, chiunque verrà, sulla base delle considerazioni che farà il nuovo governo, potrà ripartire non da zero ma da tre”. Da questa considerazione è partito l’intervento del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, a margine dell’evento Scuola e Costituzione al teatro Ivo Chiesa di Genova. E risponde indirettamente a Fratelli d’Italia che prima delle elezioni si era espresso con Francesco Lollobrigida sulla carta fondamentale con l’affermazione “È bella ma ha 70 anni di età“: “La Costituzione non è mai vecchiotta né vecchiona – ha detto Bianchi -. La Costituzione è la legge base del Paese: si può ragionare, però mantenendo fede e sostanza allo spirito della nostra Costituzione”.

 Il Ministro ha fatto dunque un bilancio dei suoi mesi a Palazzo Chigi: “Sono andato con due mandati molto chiari. Il primo, riaprire le scuole, che voleva dire riportare insieme i nostri ragazzi e insegnanti e lo abbiamo fatto l’anno scorso e quest’anno. Durante le due estati abbiamo fatto il grande piano di scuola d’estate in cui si presentavano i progetti che poi sarebbero seguiti in tutto l’anno. La seconda cosa era il Pnrr, che è molto vincolante: non ci sono margini perché sono impegni assunti. Noi dovevamo investire le risorse e fare le riforme. Le riforme le abbiamo fatte, in particolare quelle legate alla scuola tecnica e professionale. E poi investire i 17,8 miliardi che avevamo: abbiamo investito 10 miliardi in edilizia che non hanno risolto tutti i problemi del Paese ma hanno dato una buona botta alla parte degli asili nido”.
 
E a chi crede che esista un rischio democratico per l’Italia, come paventato da diverse forze politiche anche all’estero, Bianchi risponde: “Assolutamente no. Credo che il Paese sia assolutamente solido nella democrazia. L’unico problema che abbiamo è quello di riportare la democrazia a tutto il Paese, che vuol dire portare al voto, alla partecipazione e alla conoscenza anche coloro che questa volta hanno ritenuto di esprimere la loro posizione astenendosi”.

Il problema principale, insomma, sarebbe per il Ministro uscente, l’astensionismo: “Quando arriva a livelli così alti è un segnale di un forte malessere costituzionale, della parte fondante del Paese. Chi non è andato a votare non è che non abbia espresso un giudizio, lo ha espresso. In molti Paesi la partecipazione al voto è stata molto più bassa in Italia e si dice che si vota anche in questo modo, cioè non votando. È stata un’espressione che va presa con tutta la massima cautela e la massima attenzione”.

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