
Bersani segretario del PD/2. Novità nella politica scolastica?
Ma chi è Pierluigi Bersani? Certamente non un “uomo nuovo”, come per certi aspetti potevano essere considerati personaggi come Ignazio Marino o Debora Serracchiani, ma probabilmente proprio per questo votato dai quasi tre milioni di elettori del PD, che hanno preferito la sua solidità rassicurante all’effervescenza a volte movimentistica di Dario Franceschini.
Un uomo che nel suo cursus honorum, dall’incarico di presidente della regione Emilia-Romagna a quello di parlamentare europeo e di ministro in vari governi, si è distinto per concretezza, capacità realizzative, pragmatismo non disgiunto, anche nei momenti di difficoltà, da un certo distacco ironico teso a ridimensionare, sdrammatizzare, razionalizzare.
Come ministro dello Sviluppo economico nel governo Prodi 2 si è occupato anche di scuola, promuovendo, nell’ambito della legge n. 40 del 2007, il rilancio dell’istruzione tecnica e professionale, la principale modifica ordinamentale apportata alla riforma Moratti dal governo presieduto da Romano Prodi, grande sostenitore – come lo stesso Bersani – del legame tra il rafforzamento dell’istruzione tecnica e lo sviluppo dell’industria manifatturiera. Una linea proseguita dall’attuale ministro Gelmini.
Se Bersani, come il quadro che abbiamo disegnato lascia ritenere, procederà alla ricostruzione di un sistema ampio (ma bilanciato) di alleanze, sulla base di impegni programmatici chiaramente definiti, è probabile che assisteremo al calo delle contrapposizioni frontali antigovernative e a una corrispondente crescita di propositività e disponibilità a trattare su temi concreti da parte dell’opposizione. La politica scolastica potrebbe costituire un terreno privilegiato per valutare la portata di questo passaggio dalla polemica alla politica.
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