Banchi monoposto: tempi troppo stretti per le consegne e mancanza di materia prima. Parlano i produttori

Continua la polemica sui banchi monoposto. “Il  bando è leggermente cambiato, ma non siamo ancora soddisfatti, perché rimangono in essere i due punti più critici, ovvero i quantitativi enormi e i tempi di consegna troppo stretti”, ha dichiarato ora il presidente di Assufficio, Gianfranco Marinelli, in un’intervista rilasciata a IlSole24Ore.  “Nessuna azienda italiana può farcela – ha ribadito anche l’ad dei Mobilferro, Stefano Bianchini -. Noi per dimensioni siamo anche tra i pochi che potrebbero partecipare, ma in ogni caso non saremmo in grado di rispettare i termini di consegna, con il rischio di incorrere in penali e di dover pure pagare i danni”.

“Ci siamo riuniti tutti assieme e abbiamo calcolato che, al massimo, possiamo consegnare 120 mila pezzi entro fine settembre, ma poi c’è anche un problema di consegna”, ha detto Luca Trippetti, responsabile di Assufficio. “Nei prossimi giorni – ha continuato Tripetti – ci riuniremo ancora per elaborare una controproposta da presentare al governo. Una strada potrebbe essere quella di procedere per piccoli lotti frazionati nel tempo. Credo che nemmeno per la fine dell’anno solare riusciremo a consegnare tutti i pezzi necessari, ma almeno intanto cominciamo, sediamoci attorno a un tavolo e facciamo una programmazione realistica”.

Sembra pensarla allo stesso modo anche Emidio Salvatorelli, titolare di Vastarredo, che a Radio24 ha spiegato: “I tempi e le condizioni indicati nel bando sono insostenibili. Si può partecipare per lotti di almeno 200mila banchi per regione, per costruirli serve 1 milione di chili di acciaio. In Italia nessuno ha una scorta di questo tipo. Ci vorrebbero 33 autotreni carichi di acciaio, 44 autotreni di pannello truciolare. In un mese circa – afferma Salvatorelli – dovremmo provvedere ad approvvigionamento, costruzione e consegna. Ma in quanti posti dovremo consegnare? Non si sa. Insomma, si tratta di fattori da valutare nel definire l’offerta”.