Bambino iperattivo di Ladispoli, il preside: ‘Non riesce a stare attento e chiama le maestre fallite’. I motivi della sospensione

Ben 21 giorni di sospensione con allontanamento da scuola a soli 6 anni. Il caso del bambino di Ladispoli con una diagnosi di ADHD che ha portato alla sospensione del dirigente scolastico dell’istituto è da giorni sulla bocca di tutti. Ci si chiede, in particolare, cosa potesse aver portato il preside a una decisione tanto drastica nei confronti del piccolo alunno. “Non riesce a stare attento per più di 5 minuti, dice alle maestre ‘fallite’, non socializza in classe. I genitori? Dovrebbero dialogare con la scuola. Abbiamo casi più gravi, ma quelli riusciamo a gestirli. Evidentemente qui c’è un perché”, ha finalmente svelato Riccardo Agresti, preside dell’IC “Corrado Melone” sciogliendo ogni dubbio.

Eppure non è una sorpresa: i bambini con ADHD spesso presentano comportamenti-problema difficili da gestire da docenti già sovraccaricati. Così, in questo caso, la soluzione è stata tenere il bambino lontano dalla sua scuola. “Ho allontanato il bambino per dare un messaggio forte ai genitori. Come a dirgli ‘tenetevelo e ragionate su cosa fare’. Ma io sono per l’inclusione”, ha spiegato il preside. 

Obiettivo della scuola è stato quindi, stando alle dichiarazioni riportate, quello di “dare un messaggio forte” a una famiglia magari già provata da una situazione difficile, alle prese non solo con il tentativo di aiutare il bambino, ma anche con un sistema burocratico che richiede mesi di attesa per una 104 e per una certificazione per il sostegno da presentare alla scuola. “Volevano solo che fosse riconosciuto il diritto del figlio a frequentare la scuola e che avesse il sostegno necessario per gestire la sua patologia – dichiara l’avvocato della famiglia –. I genitori sono stati costretti ad agire legalmente per il muro di gomma eretto dal dirigente. Le certificazioni sulla patologia c’erano. Basterebbe una data: il 21 febbraio inviammo ulteriori documenti sulla diagnosi precisa per l’Adhd. Cinque giorni dopo è stato sospeso”. 

Ma il dirigente scolastico non ci sta: “Abbiamo accolto alunni disabili che hanno cambiato più scuole e da noi stanno andando avanti. Lo ripeto: in questo caso l’abbiamo fatto per mandare un messaggio alla sua famiglia. Non mi sembra abbiano capito. Venerdì mattina le maestre erano già sudate per stare dietro a quell’alunno, era ingestibile. Così abbiamo chiamato il padre, che è venuto a prenderselo, in totale tranquillità”. Insomma, meglio a casa. 

“Non c’è stata volontà di non far entrare il bambino – dichiara ancora Agresti -. L’ho allontanato per dare un segnale forte ai genitori: da mesi chiedevamo loro certificazioni mediche per fare domanda di più ore di sostegno per l’alunno, che ne ha 11 su 40 totali, senza avere risposte. L’alunno non può capire, qui però l’abbandono non è da parte della scuola ma della famiglia, noi l’abbiamo sempre aiutato. Io ho maestre esaurite che minacciano di darsi malate, i genitori non l’hanno capito con l’italiano, ho scelto questo altro modo”.

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