Autonomia differenziata, via libera della Camera. Sindacati scontenti

Approvato alla Camera, nella notte tra il 18 e il 19 giugno, il ddl sull’autonomia differenziata che aveva già ricevuto l’approvazione al Senato. Il via libera è arrivato dall’Aula con 172 sì, 99 voti contrari e 1 astenuto. A esultare Lega e Fratelli d’Italia, scontento da parte dell’opposizione. “Oggi è una brutta giornata per la scuola italiana e per le istituzioni pubbliche della conoscenza. Con l’autonomia differenziata si realizza un disegno secessionistico che fa carta straccia della coesione sociale e territoriale che sono alla base della nostra Repubblica”, commenta Gianna Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL. “Si rischia di creare una serie di meccanismi scolastici altamente differenziati in base alla regione e basati sulle risorse economiche delle diverse realtà territoriali. Questo comporterebbe – aggiunge il segretario Uil Scuola Rua, Giuseppe d’Aprile –  il venir meno dell’unitarietà dell’istruzione”.

Lo Stato fino ad oggi aveva competenza esclusiva sul sistema scolastico, da domani le norme generali sull’istruzione potranno essere devolute completamente alle Regioni sulla base di intese. Una autonomia à la carte, dove ciascuno sceglie cosa prendere”. Sottolinea la leader del sindacato dei lavoratori della Conoscenza -. Tutto ciò avverrà senza risorse, penalizzando non solo le regioni del Sud ma anche le aree interne e la periferia.  Il nostro diventerà un Paese a 20 velocità sull’istruzione, con l’aumento delle disuguaglianze territoriali anche all’interno della stessa Regione. Il DDL prevede funzioni, tra le norme generali, che non hanno costo e che possono essere trasferite alle Regioni a prescindere dai Lep: la ridefinizione dei curricoli nei diversi ordini di scuola; la revisione dei criteri di formazione delle classi; la revisione di criteri e parametri per la determinazione complessiva degli organici; fino agli orari e alla strutturazione dell’anno scolastico, alla formazione e al reclutamento degli insegnanti, all’autonomia scolastica e agli organi collegiali”.

Una balcanizzazione dei diritti inaccettabile – tuona Fracassi – e un danno irreparabile soprattutto per gli studenti e le studentesse, perché spogliare lo Stato centrale di queste competenze fondamentali è in contrasto con gli articoli 33 e 34 della Costituzione sul versante dell’universalità dei diritti e del rispetto delle libertà, inclusa la libertà di insegnamento. E ci sono Regioni che intendono arrivare alla stipulazione di contratti collettivi regionali, con una riedizione quindi delle gabbie salariali e un arretramento sul versante dei diritti dei lavoratori, con l’obiettivo di una progressiva privatizzazione del sistema pubblico di istruzione, analogamente a quanto sta accadendo sul sistema sanitario. Tutto ciò vale anche per la ricerca scientifica e quindi per Università e Ricerca dove la competenza delle Regioni da concorrente diventa esclusiva con effetti imponderabili sulle Università pubbliche e sugli Enti di Ricerca”.

Per questi motivi, “la FLC non si fermerà. Crediamo che in ballo ci siano valori e diritti che non si possono svendere e useremo dunque tutti gli strumenti democratici per cancellare questo obbrobrio”, conclude Fracassi.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Uil  Scuola: “Differenziare l’organizzazione didattica andando a toccare anche graduatorie e stipendi del personale. Differenziare programmazione, offerta formativa e percorsi di alternanza scuola-lavoro, decidere in maniera autonoma l’assegnazione di contributi alle scuole paritarie e regionalizzare sia i fondi statali per il diritto allo studio che il trattamento economico del personale scolastico. Per la scuola, l’autonomia differenziata, potrebbe tradursi in tutto ciò” dichiara Giuseppe D’Aprile. “Per quanto ci riguarda lavoreremo, in modo legittimo e nel rispetto della costituzione, per modificare scelte che rischiano di dividere il Paese. La scuola per noi è solo quella nazionale. Diversamente si decreterebbe la fine del sistema scolastico nazionale. Scuola, sanità, servizi sociali, trasporti, infrastrutture sono alcuni dei settori nei quali il gap tra le regioni è talmente ampio che ha già prodotto conseguenze in termini di disuguaglianze civili e di costi sociali”.

“E‘ una misura che ci vede nettamente contrari. Vanno superati i divari. Questa legge, invece accentua logiche divisive, che nella scuola non possono esistere. La scuola rappresenta il luogo principale per la costruzione dell’eguaglianza sociale. Il mondo della conoscenza deve unire l’Italia e non dividerla. Il tutto per un paese più unito, più eguale, più giusto, più coeso”, conclude D’Aprile.

La nostra posizione sull’autonomia differenziata, più volte espressa e sempre sostenuta dalla Confederazione, è molto chiara: va assolutamente mantenuto il carattere unitario e nazionale del sistema pubblico di istruzione”, ha dichiarato anche Ivana Barbacci, segretaria generale della CISL Scuola. “La CISL ha preso posizione in modo esplicito, anche nel corso delle audizioni parlamentari, sostenendo come non debbano essere oggetto della legislazione regionale aspetti regolamentari, gestionali, e meno che mai salariali, che devono essere regolamentati in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale. Per noi, infatti, il contratto collettivo di lavoro non può accettare derubricazioni regionaliste o territorialiste, mentre va scongiurata ogni ipotesi che possa limitare il diritto universale all’istruzione”. Per Ivana Barbacci, valgono le considerazioni che la CISL Scuola ha posto all’attenzione dei parlamentari nel corso dell’audizione alla Camera lo scorso 28 marzo, quando ha sollevato anche il tema dei rischi che potrebbero derivare per l’autonomia delle istituzioni scolastiche. “Il trasferimento alle Regioni di pieni poteri su materie quali il reclutamento, la valutazione, la formazione, la mobilità del personale della scuola, ivi compresi i dirigenti, potrebbe favorire dinamiche di condizionamento più accentuate di quanto non avvenga in un sistema di dimensione più ampia. Potrebbero crearsi condizioni favorevoli a un centralismo ancor più marcato, per le istituzioni scolastiche, di quello ipotizzabile in un sistema governato a livello nazionale, con grave rischio di condizionamento per la stessa libertà d’insegnamentoAl nostro Paese – ha concluso la segretaria generale CISL Scuola -, già afflitto da insostenibili situazioni di squilibrio e disuguaglianza fra i territori, serve più che mai un sistema di istruzione capace di formare una comunità nazionale coesa, unita sul piano culturale e da un’effettiva parità di accesso a diritti costituzionalmente garantiti. Serve una scuola che unisce e promuove ovunque una cittadinanza responsabile, con particolare attenzione alle aree di più acuto disagio. Va evitato il rischio di andare nella direzione esattamente opposta”.

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