Assenza o assenteismo?
Sull’onda degli ultimi dati sulle assenze dei dipendenti pubblici e, in particolare, di quelli relativi al personale scolastico, pubblicati nei giorni scorsi dal Dipartimento della Funzione pubblica e che evidenziano nella scuola un sensibile incremento del fenomeno dopo la forte riduzione registrata l’anno scorso a seguito dell’annuncio di controlli e sanzioni, molti organi di informazione hanno lanciato l’allarme sull’aumento dell’assenteismo.
Anche Tuttoscuola, nel riportare la notizia, ha sottolineato il ritorno dell’assenteismo, provocando la reazione di alcuni lettori che lamentavano un’accusa generalizzata di assenteismo nei riguardi del personale scolastico assente. Evidentemente non avevano letto con attenzione il nostro servizio, che si limitava a riportare i dati statistici ufficiali e ad avanzare l’ipotesi che il sistema di controlli e sanzioni non sia stato percepito come efficace.
Non c’è dubbio – e per quanto ci riguarda non abbiamo mai scritto il contrario – che l’assenteismo costituisce la patologia del fenomeno naturale delle assenze e che non può essere esteso gratuitamente a tutti coloro che per ragioni di salute, di famiglia o altro sono costretti ad assentarsi dal servizio.
Allo stesso tempo non si può non convenire che una quota di personale (5%, 10%?) spesso si avvale più del dovuto delle tutele contrattuali, posponendo le esigenze del servizio agli interessi personali. E in un settore dove l’oggetto del lavoro non sono le scartoffie o le pratiche burocratiche bensì le persone, peraltro minori, quelle assenze pesano enormemente sull’immagine dell’intera categoria, bollandola di una colpa che è di pochi ma che lascia il segno. E’ dunque con i colleghi assenteisti senza giustificata ragione che devono prendersela i tantissimi docenti che si attengono alle regole.
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