Assemblee sindacali: quasi una riserva di caccia

Il contratto della scuola sottoscritto il 24 luglio scorso riserva, ad ogni lettura, qualche piccola sorpresa per impercettibili modifiche ai precedenti contratti introdotte qua e là.
Una di queste modifiche, passata quasi inosservata, sta producendo clamore e duri contrasti con accuse di lesione delle libertà sindacali. Vediamo i fatti e i precedenti.
Le assemblee sindacali nelle scuole sono sempre state organizzate dai diversi sindacati di categoria.
Da anni però, in base all’accordo quadro per i comparti pubblici, possono richiedere assemblee solamente i sindacati rappresentativi, cioè quelli che, per tasso di rappresentatività conseguito (almeno il 5%) sono anche ammessi alla contrattazione nazionale (attualmente sono sindacati rappresentativi Cgil-scuola, Cisl-scuola, Uil-scuola, Snals e Gilda).
I sindacati con tasso inferiore al 5% (esempio, Cobas e Unicobas) hanno cercato di opporsi a questa esclusione che li relegava al solo diritto di assemblee fuori dall’orario di servizio (dove sono in pochi a partecipare). Qualche tribunale ha accolto il ricorso per ammetterli al pieno diritto di assemblea, ma hanno dovuto adattarsi, ricorrendo al compiacente invito delle RSU che sono diventate il nuovo soggetto di rappresentanza che può indire assemblee sindacali.