Assegno unico/1. Riuscirà a fermare la deriva demografica?

Pubblicata in Gazzetta Ufficiale dopo Pasqua, entrerà in vigore tra dieci giorni la legge n. 46 del 1° aprile 2021 “Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e universale” che prevede il varo entro un anno dei provvedimenti di attuazione per quella che potrebbe diventare un argine al decremento demografico e il rilancio alla natalità.

L’obiettivo ambizioso è chiaramente indicato nell’articolo 1: “Al fine di favorire la natalità, di sostenere la genitorialità e di promuovere l’occupazione, in particolare femminile, il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro con delega per la famiglia, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, uno o più decreti legislativi volti a riordinare, semplificare e potenziare, anche in via progressiva, le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e universale. Tale assegno, basato sul principio universalistico, costituisce un beneficio economico attribuito progressivamente a tutti i nuclei familiari con figli a carico nell’ambito delle risorse disponibili”.

Era stato il Family Act, approvato in Consiglio dei Ministri l’11 giugno 2020, a prevedere, tra le novità più rilevanti e di più immediata attuazione, l’assegno unico per i figli, sostegno universale di importo progressivo calcolato sulla base del modello ISEE.

La legge finalmente c’è, anche se arriva in ritardo rispetto alla preoccupante denatalità registrata in modo pressoché irreversibile nell’ultimo decennio (nel 2011 i nati erano stati 531.372, nel 2020 sono scesi a 404.104: un calo di 127.268 nascite, pari al 24%).

Culle vuote e banchi di scuola vuoti: i primi contraccolpi della denatalità stanno già investendo la scuola, ma successivamente coinvolgeranno il sistema produttivo nazionale e l’intera società.

L’assegno unico è un primo argine alla deriva demografica, ma occorrerà contestualmente. investire anche sui servizi 0-3 anni della prima infanzia.

Per l’assegno unico si parla di somme da 80 a 250 euro mensili, da calcolare in base all’età del figlio e al valore dell’ISEE del nucleo familiare, da assegnare dal 7° mese di gravidanza e, in certi casi, fino al 21: anno di età.