Anief: ”La questione degli scatti è tutt’altro che risolta”

La questione del blocco degli scatti stipendiali per il personale della scuola non è affatto risolta. Lo sostiene l’Anief (Associazione professionale e sindacale di docenti e Ata) secondo cui “per la prima volta, si è deciso in Parlamento che una categoria di lavoratori, quella della scuola, dovrà lavorare per tre anni senza poter veder riconosciuto il merito del lavoro svolto (scatti di anzianità di carriera), l’adeguamento dello stipendio all’aumento del costo della vita, il riconoscimento del lavoro per la pensione (i maggiori contributi versati)“.

In poche parole si lavorerà senza alcun riconoscimento economico, e per di più, senza poter per tutta la vita recuperare il blocco previsto” osserva l’associazione facendo notare che gli aumenti di stipendio ricevuti nel cedolino di settembre si riferiscono agli scatti maturati nei sei anni precedenti, come previsto dal c. 1 dell’art. 9 della legge 122/2010, mentre a partire dal 2011 e fino al 2013 saranno bloccati e non potranno essere recuperati ai sensi dei commi 17, 21 e 23 dello stesso articolo di legge, come preventivato anche dalla Corte dei Conti“.

L’Anief ha quindi deciso di ricorrere “in ogni corte territoriale per riaffermare il diritto al lavoro e a una giusta retribuzione“.

A parere dell’Associazione conforta poco l’aggiuntivo c.14 dell’art. 8 della legge 122, secondo cui il ministro Gelmini potrà con un semplice decreto decidere a chi donare il 30% dei soldi risparmiati sui tagli della scuola. “Il fatto che il ministro abbia promesso ai sindacati di esser intenzionata a destinare tali risparmi per procedere a un’elemosina, una tantum, in favore dei portafogli del personale di ruolo della scuola – afferma l’Anief – non cancella la normativa che prevede come gli aumenti di stipendio non possono essere disposti né figurare come contributi versati ai fini della pensione. Né ci sembra legittimo il blocco del contratto di lavoro da definire per il prossimo triennio previsto dal c. 17 dell’art. 9“.

L’Anief ritiene che questo provvedimento leda i diritti dei lavoratori docenti e ata della scuola in quanto “palesemente incostituzionale per violazione degli articoli 1, 3, 35, 36 e 39 della nostra Costituzione che fonda la Repubblica sul diritto al lavoro, senza alcuna discriminazione tra i lavoratori, tutela il lavoro in tutte le sue forme e le sue applicazioni, cura l’elevazione professionale dei lavoratori, promuove e favorisce gli accordi intesi ad affermare e a regolare i diritti del lavoro, quali i contratti collettivi nazionali di lavoro che possono essere stipulati, garantisce al lavoratore una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa“.