Ancora un no all’assunzione diretta dei docenti

Ancora un “no” all’assunzione diretta dei futuri docenti da parte dei dirigenti, nel Convegno organizzato a Roma dalla Gilda la scorsa settimana.

I relatori hanno evidenziato i motivi che inducono a ritenere non praticabile questa opzione per motivi di natura giuridica e costituzionale.

Fulvio Rocco, magistrato del TAR Veneto, ha ricordato che l’art. 97 richiede che i pubblici uffici debbano essere organizzati in base ai criteri di buon andamento e imparzialità, e indubbiamente uno dei presupposti dell’imparzialità è l’assunzione, mediante concorso, nelle pubbliche amministrazioni, con le eccezioni previste dalla legge.
Che l’assunzione senza concorso nel pubblico impiego debba essere eccezione e non regola è acclarato da una lunga serie di sentenze della Suprema Corte. Il dott. Rocco ha accennato anche al dubbio utilizzo che si è spesso fatto dei cosiddetti “concorsi riservati”, soprattutto quando questi escludano o favoriscano eccessivamente dei cittadini rispetto ad altri.

Pasquale Palmiero, Direttore generale dell’ARAN, invece, ha, tra l’altro, precisato come il decreto legislativo 276/2003 abbia introdotto nel mercato del lavoro, tra le varie flessibilità, anche la figura giuridica dell’”assunzione diretta”, modalità che ha sostituito la mediazione degli uffici di collocamento per quel che riguarda le aziende private e che alcune correnti di pensiero, in nome dell’autonomia e della flessibilità, vorrebbero estendere anche al pubblico impiego.

Secondo il coordinatore nazionale della Gilda, Alessandro Ameli, sono legittimi i timori di una perdita proprio delle garanzie di imparzialità con cui la Costituzione italiana ha voluto tutelare in particolare alcune funzioni fondamentali, di cui dovevano essere assolutamente garantite l’indipendenza e la professionalità. Non a caso è stata dedicata particolare attenzione al ruolo della magistratura ed a quello della docenza al fine di salvaguardarne rispettivamente l’indipendenza di giudizio e la libertà d’insegnamento.

Mentre il vicecoordinatore, Rino di Meglio ha concluso il dibattito accennando alla necessità di ritrovare il legittimo orgoglio che deriva dallo svolgimento di una funzione pubblica fondamentale al servizio dello Stato.