Anche nella scuola leggi ad personam?

Pur tra distinguo e motivazioni assai “stravaganti” – si veda il resoconto sommario n. 363 del 22/2/2005 – sembra profilarsi una soluzione legislativa per quei docenti che, senza aver fatto almeno un triennio di servizio di preside incaricato, requisito richiesto per partecipare al concorso riservato, sono stati ammessi con riserva, in forza di un provvedimento cautelare del giudice amministrativo, alla procedura selettiva, superandola.
Si sta dando soluzione a un “caso” che poteva essere del tutto marginale e contenuto, ma che è andato crescendo per la mancata indizione di un unico concorso per dirigenti scolastici per la copertura di tutti i posti che comunque si sarebbero resi vacanti nel triennio di riferimento ampiamente superato (2001-2003), al quale avrebbero avuto accesso tutti i docenti, con il limite del 50% dei posti riservati ai presidi incaricati.
Viceversa, il Governo ha scelto di adottare procedure separate e differite, dando la precedenza, come da promessa elettorale, al concorso riservato, mentre per l’ordinario ancora non è stata fissata la data di svolgimento della prova scritta e, cosa ancora più grave, è stato messo a concorso un numero di posti determinato in modo del tutto arbitrario.
Una situazione non chiara che peraltro ha generato un ricco contenzioso, le cui decisioni conclusive non sono mai allineate con i contenuti del contendere.
Insomma, per rimuovere un problema certamente marginale, si mette in crisi un grande principio: il rispetto delle regole che dovrebbe essere particolarmente perseguito nei rapporti tra la Pubblica Amministrazione ed i cittadini. A maggior ragione il rispetto delle regole dovrebbe essere la base ed il fondamento di comportamenti che regolano assunzioni nella Pubblica Amministrazione, ancor più simbolicamente per coloro, come i dirigenti scolastici, che sono chiamati ad essere i garanti del diritto e della cultura della legalità nel settore formativo. E questo non è un bell’esempio per il Paese.