Allarme ILO-Unicef: con la pandemia drammatico aumento del lavoro minorile

Il rinnovato periodico online ‘In Focus’ di Education International (EI), la federazione sindacale mondiale dei sindacati degli insegnanti, cui aderiscono circa 400 organizzazioni di 172 diversi Paesi, pubblica nel suo numero di giugno un servizio nel quale si fa il punto sull’impatto della pandemia di COVID 19 nelle scuole di tutto il mondo, con particolare riguardo per il gran numero di bambini costretti al lavoro minorile: ben 160 milioni in tutto il mondo secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) e dell’UNICEF, con un aumento di 8,4 milioni rispetto a 4 anni fa.

Il rapporto sottolinea che per la prima volta dopo venti anni i progressi verso l’eliminazione del lavoro minorile si sono arrestati. Si registra anzi un preoccupante aumento del numero di bambini tra i 5 e gli 11 anni che ora lavorano invece di frequentare la scuola. La pandemia di Covid-19 ha spinto milioni di bambini verso il lavoro minorile, e se non verranno prese misure urgenti il ​​loro numero potrebbe aumentare di altri 46 milioni nei prossimi due anni.

I sindacati dell’istruzione si stanno impegnando per combattere il fenomeno. Gli aderenti a EI in tredici paesi in prevalenza centro africani (ma ci sono anche l’India e l’Albania) stanno portando avanti programmi di sradicamento del lavoro minorile con il supporto di partner locali. Nella maggior parte dei casi i progetti puntano sullo sviluppo di “Zone libere dal lavoro minorile” in una località o in un gruppo di villaggi dove le comunità scolastiche cooperano con le autorità locali e i datori di lavoro per l’eliminazione sistematica del lavoro minorile e il ritorno dei ragazzi e delle ragazze in scuole a tempo pieno.

Il coinvolgimento dei sindacati dell’istruzione inizia generalmente con la formazione degli insegnanti nell’area interessata. I corsi di formazione si concentrano principalmente sul reinserimento delle ragazze a scuola, in quanto particolarmente colpite dal lavoro minorile. In paesi come il Mali e il Togo (ma anche in Albania) i sindacati degli insegnanti coinvolti nei progetti stanno incoraggiando la creazione o il rafforzamento di associazioni di madri di studentesse, con l’obiettivo di sollecitare il loro apporto attivo al ritorno delle ragazze a scuola.

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