Alla ricerca di una soluzione per l’obbligo scolastico abrogato

La legge di riforma Moratti, all’ultimo comma dell’ultimo articolo, ha disposto l’abrogazione della legge n. 9/1999 che aveva innalzato l’obbligo scolastico da otto a nove anni.
Quell’anno in più, come è noto, è già stato applicato dal 1° settembre 1999 impegnando annualmente circa 45-50 mila ragazzi che diversamente, dopo la terza media, avrebbero fatto altre scelte. In questi quattro anni quell’obbligo, anche se immesso in modo un po’ posticcio, ha prodotto l’effetto di mantenere a scuola migliaia di quei ragazzi che, dopo il primo anno di superiori, hanno deciso di continuare gli studi.
La riforma intende fare di più, prevedendo un diritto-dovere della durata di almeno dodici anni, ampliando e ridefinendo il “vecchio” obbligo scolastico.
Ma la fretta di cambiare è stata una brutta consigliera e quell’abrogazione tout court rischia di creare fin dal prossimo settembre un vuoto pericoloso. In assenza di apposita disposizione di prosieguo dell’obbligo, molti ragazzi che a gennaio hanno dovuto iscriversi per quel nono anno di obbligo, liberati dal vincolo per effetto della frettolosa abrogazione, potrebbero infatti abbandonare (diversi segnali raccolti confermano questo rischio).
Per far fronte a tale rischio, nei giorni scorsi il ministro Moratti ha incontrato gli assessori regionali e ha concordato con loro la possibilità di adottare apposite convenzioni con ciascuna regione per mettere in atto interventi di mantenimento e prosecuzione dei percorsi formativi dei ragazzi.
A breve dovrebbe essere resa nota la modalità delle soluzioni “salva-obbligo”.