Afam, D’onghia: ‘Se ne parla da anni ma è tutto fermo’. Amidei: ‘Disegno di legge rischia di peggiorare le cose’

Centinaia di lavoratori Afam (l’Alta Formazione Artistica e Musicale) hanno affollato la mattina del 19 settembre scorso la sala Koch del Senato per un incontro con docenti, direttori e studenti.

Un settore che da anni attende una riforma che stabilizzi i precari e, più in generale, che equipari i lavoratori e, soprattutto, i 7mila insegnanti che fanno parte del settore, agli altri docenti. Una riforma, “attesa dal 1999 (anno in cui legislatore mise mano in materia per l’ultima volta ndr) che non si può più rimandare”.

“Questo Paese – ha detto all’agenzia Dire, il sottosegretario all’Istruzione, Angela D’Onghia, presente al convegno-  non può continuare a parlare di arte se poi all’arte stessa non si dà la giusta attenzione. Il Ministero in questi ultimi anni si è impegnato molto per gli Afam, cercando di sollecitare il Governo per maggiori finanziamenti. Questo è un settore che fa parte ancora del mondo della scuola e noi continuiamo a parlare di alta formazione, e questo non va bene. Ma sono tanti i problemi seri, tra cui la governance e il ‘pubblicistico’ che ancora manca in questo comparto. Sono anni che ne parliamo ma purtroppo ad oggi siamo ancora fermi”.

Tutte questioni che potrebbero essere affrontate con una riforma apposita che al momento giace in commissione dedicata e che potrebbe non bastare, se non peggiorare le cose, come sostiene l’organizzatore del convegno a Palazzo Madama, il senatore FI, Bartolomeo Amidei: “Il disegno di legge 322 così come è concepito oggi – ha spiegato – rischia di far chiudere i conservatori e metterebbe a rischio molti corso pre-accademici che oggi vengono seguiti dai ragazzi dagli 8 ai 14 anni. Il tutto facendo riferimento alle scuole ad indirizzo musicale che tuttavia sono un’altra cosa“.

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