ADHD, professoressa Costa: ‘Le parole non funzionano’. Come comunicare bene con chi ha un deficit di attenzione: consigli per insegnanti e genitori

Di Samuela Camelliti (Genio Net)

L’intervista di oggi è un tributo alla professoressa e dottoressa Emilia Costa, Coordinatore Scientifico di “Genio Net” di cui cura, tra le altre cose, anche la realizzazione di ricerche circa l’efficacia del metodo di studio messo a punto dall’azienda. Nel numero di aprile di Tuttoscuola, abbiamo presentato il CEO, Massimo De Donno, ma non possiamo non farvi conoscere oggi una persona straordinaria che si batte dagli anni Settanta per una “buona scuola”, e che ha mostrato di precorrere i tempi su tematiche che stanno acquistando una centralità crescente. Nel suo campo di ricerca, Costa è un’autorità in Italia: il suo lavoro è documentato da oltre 400 pubblicazioni, 25 libri pubblicati e numerosi articoli e saggi, con particolare riguardo per metodologia psichiatrica, psichiatria sociale, psicopatologia di genere e psiconeuroimmunologia. Docente di “Elementi di Psicoterapia” nella Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria dell’Università degli Studi di Roma “Sapienza”, diventa il titolare della 1^ Cattedra di Psichiatria fondata in Italia. Le abbiamo fatto qualche domanda su un tema che ci sta molto a cuore: l’ADHD.

Buongiorno professoressa Costa, e anzitutto grazie per aver accettato di rilasciare questa intervista per i lettori di “Tuttoscuola”.

“Grazie a voi per avermi offerto l’opportunità di dare il mio contributo su un argomento di così alta rilevanza personale e sociale”.

Sappiamo che Lei, nella sua prestigiosa carriera di ricercatrice, docente universitaria e medico, ha sempre avuto un’attenzione particolare e in anticipo sui tempi sui disturbi specifici dell’apprendimento, in particolare l’ADHD. Tra i medici italiani, si è distinta per aver condotto di persona una campagna capillare di sensibilizzazione nelle scuole per evitare il ricorso ai farmaci nel trattamento di questo disturbo, al quale ha dedicato uno dei suoi numerosi testi per formare anche l’opinione pubblica a tal proposito. Il libro in questione è “Giù le mani da Pierino. Accompagnamento empatico dei bambini affetti da ADHD” (Amrita 2013). Ci spiegherebbe più nel dettaglio cosa intende con “accompagnamento empatico”?

“Semplicemente saper guardare con attenzione e simpatia chi ci sta davanti e ciò che sta facendo, indovinandone l’intenzione, aiutandolo se ne ha bisogno, anche guidandolo, se occorre, con amore, senza rimproverarlo o biasimarlo”.

Spesso gli insegnanti si trovano in difficoltà a gestire gli ADHD: potrebbe dare loro qualche consiglio da esperto?

“I bambini, come è noto, sono molto sensibili e percepiscono subito se vengono trattati come malati, fastidiosi o addirittura pericolosi; ciò va assolutamente evitato, devono essere trattati come gli altri, con una comunicazione semplice e diretta”.

Le chiederei un aiuto anche per i genitori: quali segnali dovrebbero spingerli a indagare più a fondo per capire se sono in presenza di ADHD?

“I comportamenti inusuali, particolari, non consoni all’età e l’educazione ricevuta, l’agitazione, l’insonnia, la distraibilità, la trascuratezza, l’aggressività, il diverso impegno nello studio e/o nel gioco, nelle attività usuali, la disappetenza o la voracità”.

Quali consigli pratici può dare loro per organizzarsi a casa?

“Innanzitutto, pensare che il bambino sta attraversando un momento difficile e che trattandolo con amore e indirizzandolo con dolcezza si può ottenere quello che desideriamo da lui e per lui. Evitare le imposizioni, ma favorire con l’esempio, mettendo a disposizione e organizzando gli spazi ed i materiali che occorrono a quel determinato bambino, che è diverso da tutti gli altri, e assecondarlo nelle sue peculiarità, giocare con lui il “suo gioco” non pretendere che lui giochi il vostro, dare materiali da costruzione, da interazione e comunicazione”.

Infine, data la sua sensibilità per quanto riguarda tale tematica, cosa direbbe ai bambini e agli adolescenti ADHD? Potrebbe indicare loro dei modi per gestirsi con più serenità possibile? E i loro compagni? Come possono capirli meglio e relazionarsi con loro?

“Giocherei con loro, come faccio quando li “visito” nel mio studio, li aiuterei con l’esempio a comportarsi e comunicare tra di loro; bisogna fare le cose insieme a loro, è agendo che loro imparano a capire, comunicare e relazionarsi. E i compagni, gli amici, i parenti per entrare in relazione, comunicazione, possono solo agire e giocare con loro: le parole con chi ha l’ADHD non funzionano! Se si parlano lingue diverse, non ci si capisce!”.

Chi è l’autore dell’articolo

Genio Net
Genio Net è una rete di imprese e coordina il lavoro delle società che diffondono il metodo Genio in 21 giorni nelle 36 sedi in Italia e 15 all’estero, che hanno scelto di adottare il metodo di apprendimento efficace “Genio in 21 Giorni”, grazie al quale sono erogati quasi 550 corsi all’anno.
La missione di tutto lo Staff è far rinnamorare le persone dello studio permettendogli di raggiungere i risultati cui aspirano nel campo dell’apprendimento e dell’acquisizione di nuove conoscenze, anche nel mondo del lavoro.
Il metodo “Genio in 21 Giorni” ha aiutato 42.000 studenti a risolvere questo tipo di problemi, ed è approdato con successo anche in Svizzera, Spagna, Inghilterra e Stati Uniti.

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