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Acli. Cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia

Nel corso della settimana sociale a Reggio Calabria l’Acli, l’Associazione dei lavoratori cattolici, ha avanzato la proposta di assegnare la cittadinanza ai figli di stranieri che nascono in Italia.

Attualmente le norme prevedono che gli stranieri nati in Italia possano richiedere la cittadinanza italiana al compimento del 18° anno.

Il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, giustifica la proposta con il fatto che “la nostra società invecchia e appare sempre più necessario includere persone che saranno ottimi cittadini di domani, giovani italiani”. Non farlo, ha aggiunto Olivero, sarebbe  irragionevole e anche suicida per il nostro Paese.

Il Pd, per bocca del senatore Di Giovan Paolo, si dichiara d’accordo, mentre per il Pdl Margherita Boniver, presidente del Comitato di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen e di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, si dimostra cautamente possibilista, ma esclude, in ogni modo, qualsiasi automatismo. “Si può trovare un punto d’accordo – precisa Boniver – anche perché è un dato di fatto che tra breve gli immigrati italiani nel nostro Paese saranno 5 milioni”.

Secondo gli ultimi dati Istat, all’inizio del 2010 gli stranieri residenti in Italia erano 4.235.069, di cui quasi 573mila nati in Italia (di cosiddetta seconda generazione); probabilmente alla fine dell’anno, nonostante un certo rallentamento dei flussi migratori causato soprattutto dalla crisi economica mondiale, gli stranieri in Italia potrebbero sfiorare i 5 milioni, dei quali oltre 600 mila di seconda generazione.

Sempre secondo gli ultimi dati Istat, nel 2009 i nati in Italia da genitori stranieri sono stati 77.109; alla fine del 2010 potrebbero superare le 82mila unità. Nelle scuole italiane nell’anno scolastico in corso gli studenti di seconda generazione potrebbero sfiorare le 300 mila unità (dato stimato).

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