Accordo Upi-Anp per il risparmio delle risorse per l’edilizia scolastica

Attuare una voltura delle utenze dalle Provincie alle scuole, per consentire una riduzione dell’aliquota dell’Iva, e iniziare a risparmiare sulla spesa di gestione degli edifici, che verranno direttamente manutenuti dalle scuole. Un doppio intervento che porterà ad un contenimento della spesa del 5% e che consentirà di accrescere le risorse da destinare alle scuole per le loro attività. Ecco gli obiettivi del terzo accordo quadro, siglato dall’Associazione nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola (Anp) e l’Unione provincie d’Italia (Upi) e centrato su quattro aree: edilizia scolastica e sicurezza; manutenzione degli edifici; risparmio energetico; progettazione di nuovi edifici. Un protocollo che punta sulla corresponsabilizzazione. “Oggi le Provincie hanno l’obbligo di un pagamento a piè di lista dei consumi energetici, ma adesso urge stabilire un criterio di responsabilità – afferma Antonio Saitta, presidente dell’Upi – i presidi avranno la incombenza delle utenze, in modo da garantire scuole migliori risparmiando, proprio come facciamo tutti noi nelle nostre abitazioni“.

In Italia le provincie gestiscono tutta la scuola media superiore, dunque 5.179 edifici scolastici che ospitano 3.226 istituti del secondo ciclo composti da 117.348 classi che accolgono 2.596.031 alunni. “Un patrimonio che richiede una maggiore attenzione, e che andrebbe esteso – secondo Giorgio Rembado, presidente dell’Anp fino a coinvolgere anche l’Anci e tutta l’altra fetta importante dell’istruzione primaria che in termini di patrimonio edilizio e di utenti è molto cospicua“.

Anp e Upi chiedono che “il tema dell’edilizia scolastica torni al centro delle decisioni del governo, e non solo dei programmi, ma soprattutto – ribadiscono le due associazioni – l’edilizia scolastica stia fuori dal Patto di stabilità“. Gli interventi sull’edilizia scolastica da parte dello Stato “non ci sono quasi stati – precisa Saitta – poche cose sono state fatte con il Cipe del 2008, mentre le risorse che le Provincie hanno potuto destinare alla scuola ammontano al 18%. Occorre maggiore impegno, ricorrendo anche ad un nuovo piano per l’edilizia scolastica“.

Si pensi che quasi “il 50% delle scuole è stato costruito tra il 1961 e il 1980, quindi prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica. Esso si trova, per il 33,70%, in aree a rischio sismico e per il 10,67% in aree ad alto rischio idrogeologico“.

Per Rembado “ci troviamo di fronte a tre ordini di problemi: finanziamenti ridotti o inesistenti, la necessità di arrivare ad azioni responsabili di accompagnamento e, infine, il bisogno di uscire dalla questione dei tagli poiché le scuole rischiano di non poter far fronte alle loro responsabilità istituzionali“. L’iniziativa mira quindi ad arrivare ad una prima soluzione: contenere la spesa condivisa attraverso un sistema di risparmio che destini le risorse aggiuntive alle scuole. L’attuale protocollo sarà inviato ai “suoi naturali destinatari, che sono gli assessori e i presidenti delle provincie da una parte e i dirigenti delle scuole dall’altra, i quali dovranno incontrarsi sul territorio per definire meglio i loro obiettivi, gli indicatori di spesa, un budget e le loro azioni, non solo di contenimento della spesa ma anche di programmazione delle attività delle scuole“.

Tutti questi punti dovranno essere raggiunti attraverso “accordi sul territorio attuati in una logica assolutamente autonomistica – prosegue Rembado – che metta insieme la responsabilità delle autonomie territoriali con quella delle autonomie funzionali“. Sui tempi di attuazione dell’accordo: “riteniamo che ci vorrà qualche mese. Entro l’estate metteremo a punto tutti gli strumenti, ma da settembre inizieremo ad organizzare delle azioni di sensibilizzazione sul territorio“.

C’è già una previsione dei risparmi, che avverrà gradualmente: “Nascono da una corretta gestione delle scuole, sia per quanto riguarda la manutenzione ordinaria che per le utenze. Quindi preventiviamo un risparmio del 5% – precisano i due presidenti – importo che dovrebbe salire negli anni successivi“.

Un risultato immediato è che la “voltura delle utenze elettriche, dalle provincie alle scuole, comporta già un risparmio dell’11% con un regime dell’Iva che passa dal 21% al 10%. Inoltre, il risparmio calcolato per l’Iva pagata per la corrente elettrica sui 3.226 istituto scolastici, con la voltura, è di 3 milioni 100 euro l’anno “.