Accordo quadro sul canale professionale/1: quanti allievi lo sceglieranno?

Accordo quadro sul canale professionale/1: quanti allievi lo sceglieranno?
Saranno 40.000, come ipotizza un comunicato stampa del MIUR? Come si fa a prevedere quanti saranno gli allievi che sceglieranno il canale professionale, rinunciando a frequentare l’indirizzo di scuola secondaria al quale pure si erano pre-iscritti, prima che la legge n. 53 (approvata il 28 marzo 2003) abrogasse la legge n. 9/1999 sull’obbligo scolastico?

La confusione è notevole, e certamente le famiglie avranno qualche difficoltà a scegliere in una situazione nella quale non vengono ancora date certezze sulla struttura del canale professionale. Per ora esso, con una malferma identità e struttura (ci saranno molte varianti regionali), non ha ancora l’identikit di quel grande sistema di istruzione e formazione professionale, di pari dignità, di cui parla la riforma Moratti.

Comunque, nell’imminenza dell’inizio del nuovo anno scolastico la Conferenza unificata Stato-Regioni-Autonomie locali ha approvato lo scorso venerdì 20 l’Accordo quadro per la realizzazione, a partire dal prossimo settembre, di percorsi sperimentali di istruzione e formazione. Il documento specifica fin dalla premessa che tali sperimentazioni “non predeterminano l’assetto a regime dei percorsi del sistema dell’istruzione e della formazione professionale”, e che la loro principale finalità (punto 1) è quella di svolgere una “efficace e mirata azione di prevenzione, contrasto e recupero degli insuccessi, della dispersione scolastica e formativa, e degli abbandoni”.

Come si vede, l’attenzione è rivolta a quella parte della formazione professionale regionale che da tempo si occupa di ragazzi “difficili”, drop-out, allievi a rischio di emarginazione sociale. Forse si recupereranno alcune esperienze realizzate nella scuola, specie negli istituti professionali di Stato (il documento accenna a “forme di integrazione” tra i sistemi). Ma, è bene ripeterlo, tutto ciò ha poco a che vedere con il canale professionale della riforma Moratti. E’, come si dice, una “pezza a colore”, e forse un contentino agli enti di formazione, niente di più. Purtroppo.