A scuola anche il pomeriggio: l’ipotesi del Governo e delle Regioni per diminuire la presenza sui trasporti pubblici

A scuola in orari diversi e ipotesi di lezioni “serali”. Secondo quanto riporta IlSole24Ore, nel confronto tra Governo e Regioni spunta l’alternativa alla DaD per diminuire la presenza sui mezzi di trasporto e far fronte all’avanzare dei contagi nel Paese. Su tutte, la proposta degli Enti locali di definire nelle grandi città un calendario delle lezioni “a blocchi” e differenziato, di mattina o di pomeriggio, a seconda degli istituti garantendo le stesse ore di lavoro per il personale docente e non. 

“Se i contagi dovessero ulteriormente aumentare, per non far perdere l’anno scolastico ai ragazzi” le soluzioni sono due: “o si introduce la didattica a distanza – parziale, totale – per coloro che hanno necessità – oppure si differenziano gli orari della scuola”. Lo ha detto Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni a Mattino 5. “Se gli orari scolastici vengono distribuiti in maniera più spalmata sull’arco della mattina e del pomeriggio – ha aggiunto – diminuisci la pressione su coloro che devono essere portati a scuola e riportati a casa”. “Io sono di quelli che difendono la scuola in presenza”, ha ribadito Bonaccini, “poi però se c’è il virus hai anche genitori che sono preoccupati del possibile contagio”. Sul fatto che servano più mezzi di trasporto pubblico, il governatore emiliano ha portato il caso dell’Emilia-Romagna: “Non abbiamo più mezzi pubblici – ha detto – Non ne abbiamo più: o qualcuno ce li manda con risorse aggiuntive ai sindaci o diventa impossibile”. L’ipotesi di utilizzare i bus turistici per gli studenti non è di facile realizzazione per il presidente emiliano: “Non sono uguali ai mezzi pubblici delle città. Comunque anche quella è una possibile soluzione ma servono risorse per gli enti locali”.  Dello stesso avviso il governatore lombardo Attilio Fontana, che precisa: “Il ministro Azzolina è contraria alla didattica a distanza, ma invece è disponibile a prevedere una differenziazione degli orari di ingresso e di inizio delle singole lezioni”.

Entra nel vivo dunque la trattativa tra l’Esecutivo e i governatori per arginare il problema dell’affollamento del trasporto pubblico locale (Tpl). Sul tavolo c’è anche l’idea di aumentare in tutto il Paese la percentuale di lavoratori in smart-working, in particolare nell’ambito della Pubblica amministrazione. Una proposta a cui «si può lavorare ancora di più» secondo il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, che apre anche sugli orari scaglionati e aggiunge: “Lo avevamo già fatto. Ma da Roma ci dicano dove sono la maggiori criticità e se c’è da fare ulteriori rilfessioni si facciano”.

A seguire la linea della Campania (che ha sospeso le attività didattiche fino al 30 ottobre) potrebbe essere presto il presidente veneto Luca Zaia: “La mia idea è di prepararsi, dato che le linee guida prevedono la didattica mista, affinchè nei momenti di maggiore difficoltà per sovraffollamento nei plessi scolastici o nei mezzi di trasporto, ci sia un piano che preveda la didattica a distanza». Ma su quest’ultima ipotesi al momento il governo frena compatto: «È molto prematuro parlarne perché la scuola è un luogo molto sicuro», sottolinea il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, supportato dai dati dell’Iss, secondo cui «i dati odierni confermano che la trasmissione del virus a scuola è limitata rispetto a quella che avviene in comunità”.

“Se vogliamo decongestionare il sistema di trasporto pubblico – dice l’ANP – , abbiamo almeno due ipotesi concrete su cui lavorare: un maggior ricorso al lavoro agile e l’utilizzo dei trasporti privati. La teledidattica generalizzata inciderebbe negativamente sul diritto allo studio, già duramente provato dal lockdown di qualche mese fa”. Intanto un primo passo concreto nelle ultime ore è arrivato: il governo ha stanziato 150 milioni di euro per i Comuni sul fronte del trasporto scolastico.