A differenza di quella della Moratti, la riforma Gelmini può lasciare il segno
Della riforma strutturale del sistema scolastico varata cinque anni e mezzo fa dal ministro Moratti che cosa è rimasto? Non molto, se si considera l’ambito del primo ciclo di istruzione, unico settore dove la riforma è stata messa in atto, e si trascura invece il secondo ciclo dove non ha fatto in tempo a decollare.
Di modifiche vere proprie, tali da imporre, comunque, un cambiamento strutturale degli ordinamenti scolastici, il ministro Moratti non ne ha fatte molte. Gli orari delle lezioni sono rimasti di fatto invariati sia nella primaria che nella secondaria di I grado. Se si escludono gli anticipi, le altre modifiche sono state di natura didattica (tutor, portfolio) e, quindi, soggette ad attuazione flessibile e non vincolante.
La riforma Gelmini, anche se costruita in forma poco sistemica, potrebbe invece lasciare il segno.
La riduzione degli orari di lezione in tutti gli ordini di scuola (infanzia esclusa) avrà effetti rilevanti sulla struttura degli ordinamenti.
Nella primaria il superamento della pluralità docenti – al di là di ogni considerazione di merito – costituirà, con il ritorno del maestro unico, elemento sostanziale di riforma del sistema di istruzione.
Anche il ritorno del voto in condotta e dei suoi effetti è destinato a lasciare il segno nel sistema scolastico, alla pari del ritorno del voto nella valutazione degli apprendimenti.
Anche il ritorno al modello precedente di obbligo scolastico non sarà cosa da poco.
Se poi, come si prevede, tutti questi cambiamenti andranno concretamente in attuazione tra quest’anno e l’anno prossimo, c’è proprio da ritenere che la Gelmini lascerà la sua impronta (gradita o meno) nel nostro sistema di istruzione.
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