A 8 anni sconfigge la leucemia, ma non può tornare a scuola. Parla la DS: ‘Ho fatto tutto quello che potevo’

Ho fatto tutto quanto in mio potere perché potesse tornare a scuola in condizioni di totale sicurezza per la sua salute“. A raccontare come la scuola sta vivendo il problema di Matteo (nome di fantasia), il bambino che a soli 8 anni ha sconfitto la leucemia ma non può tornare a scuola perché nella sua classe ci sono bambini non vaccinati, è Anna Allerhand, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Ceneda di Roma, in un’intervista all’Adnkronos.

“Mi sono attivata immediatamente e ho fatto più di quanto richieda la legge – racconta la dirigente all’agenzia di stampa -. Ho chiamato tutte le famiglie della scuola. Dopo un periodo di istruzione domiciliare, a dicembre i genitori del bambino mi hanno detto che dopo Natale il figlio, che frequenta la seconda elementare, sarebbe potuto tornare a scuola – racconta la dirigente – io gli ho fatto presente due problemi: il primo, il picco di influenza; il secondo la deadline del 10 marzo, visto che fino ad allora si può frequentare anche senza essere in ordine con i vaccini. Quindi la cosa migliore secondo me sarebbe stata tornare dopo quella data, dopo aver aspettato i controlli dell’Anagrafe vaccinale, che per fortuna nel Lazio esiste”.

“Quando sono tornati da me il 4 febbraio dicendosi determinati a far rientrare al più presto il figlio a scuola – continua Allerhand – io gli ho fatto presente che quei due problemi sussistevano. E alla fine sembrava che fossimo tutti di nuovo d’accordo per posticipare, ma dopo soli tre giorni sono tornati da me con l’avvocato”.

“Da parte di tutti i genitori c’è stata sempre la massima collaborazione – sottolinea la dirigente all’Adnkronos -. In una riunione del 14 febbraio avevo fatto presente che la Asl era a loro disposizione per vaccinare i figli anche senza appuntamento – continua – e che ci sarebbe stato a breve un incontro a scuola per chi avesse dei dubbi o fare domande”.

“In occasione di quella riunione mi è stato detto che non stavo facendo abbastanza. Tempo tre giorni e mi è arrivata la diffida – afferma Allerhand -. Una volta fatti tutti i controlli, abbiamo chiamato i genitori, con la Asl che si è messa sempre a totale disposizione nonostante siano oberati di lavoro. Nessuno ha mai sottovalutato la situazione – sottolinea la dirigente scolastica – e ci siamo prodigati perché il rientro avvenisse nelle condizioni migliori. Ma è impossibile, come chiede l’avvocato della famiglia, creare un luogo asettico. Come ci ha spiegato la Asl, neanche l’ospedale è un luogo asettico. Figuriamoci la scuola…”.

“Noi possiamo controllare e fare in modo che tutti siano in regola – dice ancora – ma non possiamo neanche puntare la pistola a nessuno e comunque andare oltre la legge. La scuola – conclude Allerhand – deve sempre cercare di mediare e collaborare con le famiglie. E davvero credo che da parte mia ci sia stata tutta la disponibilità possibile e soprattutto, pur avendo quotidianamente tanti problemi da affrontare come qualsiasi altro dirigente, ho fatto di tutto per aiutare questa famiglia, come mio dovere ovviamente”.