Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Insegnare il pianoforte con lo zen

di Anna Maria De Luca

Come costruire la tecnica pianistica sulla base dell’equilibrio tra corpo e mente, in un’incessante scambio tra Oriente e Occidente? Sara Matteo lo spiega ai docenti nel suo libro “Il pianoforte Zen”. Nata a Roma nel ’75 e da sempre attenta alle filosofie orientali, la Matteo ha sviluppato nel tempo una sua personalissima visione della tecnica pianistica incentrata sulla fusione tra gli insegnamenti degli antichi maestri di arti marziali giapponesi e la didattica occidentale. “Il pianoforte Zen” non è una dissertazione sullo Zen e sul pianoforte, ma una continua correlazione.

Nel libro, spiega come il suo punto di vista musicale e il suo approccio allo strumento siano cambiati radicalmente quando scoprì la didattica russa e, quasi in contemporanea, le discipline orientali Tai-Ji e Yoga. Le è sembrato subito di percepire un fil rouge che lega il pianoforte alla visione del proprio corpo e della vita intera concepita dalle arti marziali e dai percorsi di meditazione praticati nello yoga. Una visione che l’accompagna verso un’armonia interiore ed esteriore. Ecco quindi che, prendendo spunto dagli insegnamenti dei samurai giapponesi, la Matteo cerca con questo libro di portare alla luce questa profonda relazione scrivendo “appunti”, come li definisce lei, “utili per chi si trova alle prese di giorno in giorno con le mani, la testa, il cuore di tanti piccoli e grandi allievi”.

Percorrendo la storia del pianoforte a partire dal clavicembalo, la Matteo ricorda come verso la metà del 1700, quando nacque il fortepiano e ci fu dunque – grazie ai fatto che i compositori si trovarono davanti uno strumento con molte più possibilità dinamiche ed espressive rispetto a tutti gli strumenti a tastiera che lo avevano preceduto – una grandissima evoluzione del repertorio, il metodo che si raccomandava era di non muovere nulla all’infuori del dito. Si usavano persino dispositivi per escludere del tutto il peso del braccio dell’avambraccio: un allievo era cioè costretto a suonare, appoggiando ambo le mani su una barra che impediva il movimento degli arti  e permetteva quindi la sola articolazione del dito. Dilagarono così, ovunque in Europa, tendiniti invalidanti che costrinsero molte persone smettere di suonare. La scuola nazionale russa fu una vera rivoluzione: l’intuizione pienamente colta da Heinrich Gustavovic Neuhaus (1888 -1964) grandissimo pianista e didatta russo, portò alla nascita del suo capolavoro “L’arte del pianoforte”, dove vengono trattati tutti i temi riguardanti la fisicità, l’interpretazione, la memoria costruendo il metodo sulle caratteristiche dell’allievo e partendo sempre dal “fatto musicale” e mai dal mero esercizio digitale.  

Il libro della Matteo parte da questa scuola pianistica leggendola con gli occhi di un’ occidentale che trae ispirazione dal mondo orientale. Per questo, prima di affrontare i capitoli che già di per sé hanno dei titoli emblematici – il Vuoto, la Spada, la Terra, l’Aria e il Suono, l’Acqua e l’Armonia del movimento, la presa del tasto, il Fuoco e il Respiro – Sara Matteo lancia un messaggio ai docenti tratto dall’Hagakure di Tsunemoto: “In genere si pensa che sia una gentilezza fare agli altri delle dure osservazioni, anche quando non vengono accolte. Ma ciò non porta alcun vantaggio, si discredita una persona ed è come parlarne male. Prima di dare un consiglio devi assicurarti se l’altro è disposto ad accettarlo oppure no. Diventandogli amico e ottenendo la sua fiducia nelle sue parole, cerca di suscitare il suo interesse. Scegli poi il momento opportuno e cerca il modo più appropriato di esprimere le tue osservazioni. Loda i suoi lati buoni, cercando di incoraggiarlo. Dare consigli in questo modo è come dare da bere quando uno ha sete. Questo modo di dare consigli è molto difficile da mettere in pratica. So dalla mia esperienza personale che debolezze e difetti, essendo radicati nell’animo da lungo tempo, non si possono eliminare facilmente. Questo è il compito che spetta ad ogni insegnante”.

Ascolta l’audio dell’autrice di “Il pianoforte Zen”, Sara Matteo

“Il vuoto. Per raggiungere l’arte, intesa come la capacità di suscitare emozione che ascolta, dobbiamo ricongiungerci al vuoto”, scrive Sara Matteo ispirandosi al Libro dei cinque anelli del maestro di spada Miyamoto Musashi ed a Hagakure, il libro segreto dei Samurai, di Yamamoto Tsunetomo. Sembrerebbe che l’arte marziale non abbia niente a che vedere con il pianoforte ma non è cosi: suonare significa dispiegare un notevole apparato di coordinazione, forza, intelligenza, disinvoltura, esattamente ciò che serve a un samurai. La Mattei ha scritto questo libro “perché prima sono passata attraverso modi di suonare errati che hanno portato nel tempo dolori e tensioni agli arti. Ho cominciato dunque a sperimentare su me stessa le nuove scoperte, giorno dopo giorno, arrivando suonare qualsiasi testo della letteratura pianistica senza sforzare nell’apparato muscolare né quello tendineo. Il secondo passo è trasmettere queste scoperte agli allievi che da subito hanno applicato ai loro studi la nuova pratica con enorme entusiasmo”. Ed ai lettori di Tuttoscuola che leggeranno il libro. 

 
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