In una interrogazione parlamentare presentata in questi giorni da un deputato, di cui è meglio non fare il nome, è stata chiesta la ragione della riduzione delle ore di sostegno di una alunna disabile.

Fin qui tutto bene; più che giustificata la richiesta dell’onorevole interrogante per conoscere le cause della riduzione del servizio di sostegno precedentemente offerto all’alunna, nonché le ragioni per la conferma del servizio.

Ma l’incredibile è nel testo della sua interrogazione, là dove, il deputato riporta per esteso nome e cognome dell’alunna, tipologia per esteso del suo handicap, città di residenza e modalità della sua integrazione con sostegno.

Per dar forza alla sua richiesta, il deputato non ha pensato che generalità e sindrome della patologia dell’alunna disabile costituiscono dati sensibili, il cui trattamento non può essere reso pubblico per legge.

Alla faccia della privacy!