Dalla sanzione educativa al percorso di cittadinanza attiva
Il DPR 134 del 2025 segna una trasformazione radicale nella concezione della disciplina scolastica. La scuola italiana, chiamata a rispondere a un contesto sociale complesso e in rapida evoluzione, abbandona definitivamente il paradigma punitivo legato alla sospensione dalle lezioni senza l’obbligo della frequenza e abbraccia un modello fortemente educativo e formativo. In un’epoca in cui i giovani vivono una fragilità crescente, amplificata dal mondo digitale e dalle dinamiche relazionali che esso genera, il legislatore afferma con chiarezza che l’errore non è più un fatto da punire, ma un’esperienza da comprendere e trasformare. Il nuovo impianto normativo invita la scuola a riconoscere la centralità della comunità educante, valorizzando interventi capaci di promuovere consapevolezza, responsabilità e partecipazione attiva.
Un nuovo modello di disciplina scolastica
Il cuore del decreto è la sostituzione della sospensione tradizionale, con o senza l’obbligo di frequenza, con l’allontanamento dalla classe in modo che questo tempo non è più un vuoto educativo, bensì un periodo strutturato di attività formative. Infatti, il decreto prevede che, nei casi di allontanamento fino a due giorni, lo studente venga allontanato dalla classe e, con il supporto e la vigilanza di un docente assegnato allo scopo, debba produrre un elaborato scritto di riflessione assegnato dal consiglio di classe. I temi proposti riguardano la cittadinanza solidale, la responsabilità individuale e il valore della convivenza democratica e l’obiettivo è favorire una rielaborazione personale dell’accaduto, accompagnando lo studente nella comprensione del proprio comportamento.
Quando l’allontanamento, deliberato dal consiglio di classe, supera i due giorni e arriva fino a quindici, il decreto impone lo svolgimento di attività educative e sociali che verranno previste nel PTOF. Tali attività dovranno essere realizzate presso enti esterni convenzionati che abbiano formalmente dichiarato la propria disponibilità ad accogliere studenti per questi percorsi formativi ed educativi. Nelle more dell’attivazione delle convenzioni, la scuola ha comunque l’obbligo di garantire le attività al proprio interno, utilizzando le risorse disponibili in organico di fatto. Questo passaggio sottolinea che le azioni previste nel decreto sono immediatamente attuative senza soluzioni di continuità e non possono essere delegate o rimandate, poiché ogni giornata di allontanamento deve essere colma di significato educativo.
Per gli allontanamenti oltre i quindici giorni, previsti nei casi di particolare gravità e di pericolo per l’incolumità delle persone o di condotte potenzialmente rilevanti sul piano penale, il decreto stabilisce che la misura venga deliberata dal Consiglio d’Istituto. In tali situazioni lo studente viene inserito in un progetto personalizzato che coinvolge la famiglia, i servizi sociali e, se necessario, l’autorità giudiziaria, con l’obiettivo di prevenire la recidiva, rielaborare a fondo il vissuto e predisporre un rientro graduale e responsabile nella comunità scolastica.
Il rafforzamento del Patto Educativo di Corresponsabilità
Il decreto attribuisce un ruolo centrale al Patto Educativo di Corresponsabilità, che diventa il quadro operativo e valoriale entro cui si collocano le misure disciplinari. Il Patto non è più un documento sottoscritto formalmente a inizio anno, ma un impegno educativo che richiama scuola e famiglia a una collaborazione reale e quotidiana. Il nuovo impianto richiede alle famiglie di sostenere il percorso di responsabilizzazione dei figli, accettando che l’allontanamento dalla classe non sia una punizione, ma un’occasione di crescita.
Al tempo stesso, la scuola deve garantire chiarezza, trasparenza e coerenza nell’assegnazione dei compiti di riflessione e nel monitoraggio delle attività presso enti esterni. Il Patto, così ridefinito, diventa lo strumento che permette alla comunità educante di lavorare insieme verso obiettivi condivisi.
La distinzione tra condotta e valutazione degli apprendimenti
Il DPR 134 ribadisce con forza un principio pedagogico fondamentale: la condotta dello studente non può incidere sulle valutazioni disciplinari. Viene così tutelato il diritto dello studente a essere valutato per le sue competenze e non per il suo comportamento.
Al contempo, la valutazione del comportamento assume un ruolo più strutturato. L’elaborato scritto nei primi due giorni di allontanamento e le attività previste fino a quindici giorni diventano elementi qualificanti della valutazione del comportamento, perché dimostrano la reale capacità dello studente di rielaborare l’errore, assumersi responsabilità e riattivare il legame con la comunità scolastica. Questo approccio supera la mera rilevazione del rispetto formale delle regole e valorizza la maturità personale e sociale dello studente.
L’elaborato scritto di cittadinanza attiva e solidale
L’elaborato scritto previsto nei primi due giorni di allontanamento dalla classe rappresenta una componente essenziale del percorso educativo delineato dal DPR 134 del 2025. Esso non è concepito come un compito punitivo, ma come uno strumento di consapevolezza, introspezione e rielaborazione critica dell’errore commesso.
Per valorizzarne appieno la funzione formativa, sarebbe opportuno che tale elaborato fosse prodotto a mano, evitando l’uso del computer nella fase di stesura. La scrittura manuale permette allo studente di rallentare, di soffermarsi sul significato delle parole e di attivare processi cognitivi profondi legati alla motricità fine, alla memoria di lavoro e alla capacità di organizzare il pensiero.
Il gesto grafico, più lento e riflessivo rispetto alla digitazione, favorisce l’emergere di una consapevolezza autentica e non impulsiva. La tecnologia rimane comunque una risorsa utile nella fase preliminare. Lo studente può ricorrere a ricerche online, consultare materiali digitali e persino utilizzare strumenti di intelligenza artificiale per approfondire i temi assegnati. Tuttavia, la stesura finale dell’elaborato deve avvenire di propria mano, affinché la riflessione non venga snaturata dalla velocità e dalla superficialità tipiche dell’elaborazione digitale. Questo equilibrio tra strumenti tecnologici e scrittura manuale consente di unire le potenzialità della ricerca contemporanea con l’intenzionalità del pensiero lento, rendendo l’elaborato un vero esercizio di cittadinanza interiore.
I percorsi di cittadinanza attiva e solidale
Il decreto ridefinisce profondamente il concetto di sanzione disciplinare, trasformandola in percorso di cittadinanza attiva. L’elaborato scritto richiesto nei primi due giorni diventa un esercizio di consapevolezza, riflessione e interiorizzazione dei valori civici.
Per gli allontanamenti più lunghi lo studente deve impegnarsi in attività di utilità sociale e formativa previste nel PTOF, da svolgersi presso enti territoriali convenzionati. La scelta degli enti esterni non è casuale: l’intento è quello di far sperimentare allo studente il valore del contributo al bene comune, attraverso attività concrete di solidarietà, cura del territorio, collaborazione con associazioni o organismi della società civile. Tuttavia, la norma prevede che in assenza di strutture disponibili le attività vengano svolte a scuola, garantendo comunque continuità educativa. Questo duplice livello di intervento conferma che l’obiettivo non è punire l’alunno, ma accompagnarlo nella costruzione di una identità consapevole e solidale.
Le sfide operative e il ruolo del territorio
L’applicazione del decreto mette in luce criticità significative che non possono essere ignorate. La prima riguarda l’organico delle scuole. Molti istituti già faticano a garantire la sostituzione dei docenti assenti, e la richiesta di vigilare gli studenti allontanati, ospitati a scuola nelle ore in cui non possono partecipare alle lezioni, rappresenta un aggravio notevole.
Il personale disponibile è spesso esiguo e non vi è obbligo contrattuale che imponga ai docenti o al personale ATA di svolgere attività oltre l’orario di servizio, rendendo difficile assicurare la continuità delle misure disciplinari. A ciò si aggiunge il complesso processo di individuazione degli enti esterni, che richiede tempo, interlocuzioni, accordi formali e disponibilità del territorio. In molte realtà, soprattutto periferiche o carenti di servizi, la mancanza di enti disponibili rischia di costringere la scuola a svolgere internamente attività che richiederebbero spazi, personale e risorse che spesso non sono presenti. Il rischio è che la riforma, pur innovativa nelle intenzioni, si trasformi in un ulteriore carico gestionale e organizzativo per istituti già in difficoltà.
La nuova identità professionale del personale della scuola
Il DPR attribuisce all’insegnante un ruolo completamente rinnovato. Il docente non è più solamente trasmettitore di saperi, ma facilitatore di processi di rielaborazione dell’errore. Deve saper guidare lo studente nella riflessione critica, accompagnarlo nei percorsi di cittadinanza attiva, predisporre attività coerenti con il PTOF e offrire ascolto nei momenti di difficoltà. Questo ampliamento di funzioni richiede competenze comunicative avanzate, capacità di mediazione, sensibilità pedagogica e formazione continua. L’insegnante diventa così la figura chiave nella trasformazione della sanzione in esperienza significativa, contribuendo alla costruzione di un ambiente relazionale positivo e orientato alla crescita.
Il dirigente scolastico assume un ruolo di regia complesso e strutturale. È responsabile dell’integrazione del decreto nel regolamento d’istituto, della stipula delle convenzioni con enti esterni, della supervisione dell’organizzazione interna e della garanzia che ogni misura disciplinare sia gestita nel rispetto della sicurezza e della normativa. Questo avviene in un contesto in cui le scuole devono fronteggiare carenze croniche di organico, difficoltà amministrative e richieste crescenti da parte delle famiglie e della società. La leadership del dirigente è quindi chiamata a essere creativa, coerente e fortemente orientata alla costruzione di una comunità educante in grado di sostenere la riforma.
Proposte di percorsi di cittadinanza attiva e solidale
I percorsi di cittadinanza attiva e solidale rappresentano il cuore educativo del DPR 134 del 2025 e costituiscono il ponte che trasforma l’allontanamento dalla classe in una reale occasione di crescita.
In questa prospettiva, la scuola è chiamata a proporre attività che non siano semplicemente operative, ma autentiche esperienze di partecipazione civica. È possibile attivare percorsi sia presso enti convenzionati sia all’interno dell’istituto quando il territorio non offre strutture disponibili. Le attività possono comprendere iniziative di solidarietà verso persone fragili, progetti di cura e riqualificazione degli spazi pubblici, supporto durante eventi culturali o educativi, collaborazione con associazioni del terzo settore e partecipazione a campagne di sensibilizzazione su temi sociali.
Le scuole possono inoltre predisporre percorsi interni come la cura della biblioteca, la manutenzione degli spazi comuni, la partecipazione a laboratori didattici e forme di tutoraggio tra pari. Queste esperienze, se ben organizzate, consentono allo studente di percepirsi come parte attiva di una comunità più ampia e di comprendere il valore del proprio contributo.
L’efficacia di tali percorsi dipende dalla loro progettazione educativa. È fondamentale che ogni attività sia inserita in un percorso coerente con il PTOF, supervisionato dal consiglio di classe e accompagnato da momenti di riflessione personale. Le attività non devono ridursi a compiti esecutivi, ma devono essere occasioni di consapevolezza, confronto e crescita.
Attraverso la rielaborazione guidata e il dialogo con i docenti a scuola e con gli adulti degli enti esterni assegnati, lo studente può trasformare l’errore iniziale in un’occasione per maturare nuove competenze sociali, imparare a collaborare e sviluppare una più profonda comprensione della responsabilità condivisa. La progettazione delle attività deve essere coerente con il PTOF e inserita nello stesso, supervisionata dal consiglio di classe e accompagnata da momenti di riflessione e rielaborazione, affinché lo studente possa interiorizzare quanto sperimentato e ritrovare pienamente il proprio ruolo nella comunità scolastica.
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