Indicazioni nazionali, via libera del Consiglio di Stato. Valditara: ‘Operative dal prossimo anno scolastico’

Il percorso delle nuove Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo entra nella sua fase finale. Con il parere reso il 12 novembre 2025, il Consiglio di Stato ha espresso il proprio via libera allo schema di regolamento presentato dal Ministero dell’istruzione e del merito, dopo le integrazioni apportate in seguito al precedente parere interlocutorio. Una notizia accolta con evidente soddisfazione dal Ministro Giuseppe Valditara, che ha parlato di “serietà e qualità delle nostre proposte” riconosciute grazie a una “leale collaborazione tra le istituzioni”. “Dopo quest’ultimo passaggio – ha dichiarato – siamo ora in grado di concludere positivamente l’iter del provvedimento e di adottarlo in tempo utile per la sua applicazione. Come previsto, per il prossimo anno scolastico le nuove Indicazioni saranno operative”. Parole che confermano l’intenzione del Ministero di rendere il testo pienamente attivo dall’a.s. 2026/27, chiudendo una fase di revisione durata oltre un anno.

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Che cosa ha valutato il Consiglio di Stato

Il parere definitivo arriva dopo una richiesta di integrazioni, inviate dal Ministero lo scorso 23 ottobre: una versione modificata delle Indicazioni, la relazione illustrativa aggiornata e una tabella comparativa tra il documento vigente (2012) e quello in via di adozione.

Nella sua analisi, il Consiglio di Stato ha riconosciuto che molte osservazioni formulate a settembre sono state recepite:

– inserimento del riferimento alla Corte dei conti per il controllo preventivo;
– chiarimento del rapporto con le Indicazioni 2012, ora esplicitamente sostituite;
– precisazione delle norme abrogate dal nuovo regolamento;
– correzioni linguistiche e soppressione di alcuni richiami normativi ridondanti.

Anche il testo delle Indicazioni è stato modificato: tra gli interventi, l’eliminazione del termine “cittadini” in riferimento all’obbligo scolastico, ritenuto non coerente con l’articolo 34 della Costituzione, che sancisce che la scuola è “aperta a tutti”.

Restano invece alcune osservazioni stilistiche, come quella sulla parola “pretesti”: confermata dal Ministero perché usata nel significato di “occasioni educative”, ma che, secondo il Consiglio, si presterebbe a una resa grafica più chiara con l’uso del trattino (“pre-testi”).

Le criticità ancora aperte: il nodo del linguaggio e della chiarezza normativa

Accanto ai rilievi positivi, il parere dedica ampio spazio a un tema cruciale: la chiarezza del linguaggio normativo.
Il Consiglio di Stato segnala che il testo delle Indicazioni – pur aggiornato – fa largo uso di un meta-linguaggio pedagogico spesso ridondante e poco ancorato a formule giuridiche precise.

Secondo i giudici, tale scelta può:

– rendere difficile l’interpretazione per i destinatari (scuole e docenti);
– appesantire gli oneri di responsabilità in assenza di regole chiare;
– indebolire l’autonomia didattica, inserendo obiettivi troppo ampi e concettualmente sfumati;
– generare incertezza applicativa, specie nelle fasi di valutazione e controllo.

Una preoccupazione che emerge anche dalle consultazioni riportate nella relazione AIR: molti docenti e dirigenti chiedono infatti un testo più snello e leggibile, centrato su obiettivi concreti e facilmente operativi.

Cittadinanza globale, UDL, comunità educante: concetti da precisare

Il Consiglio di Stato invita inoltre a riflettere sulla precisione di alcuni concetti oggi molto diffusi nel dibattito educativo ma non sempre collocati in un quadro giuridico solido:

– “Cittadinanza globale”: ritenuta una nozione utile, ma talvolta generica o ambigua se assunta come precetto didattico;
– “Comunità educante”: richiamata senza definire chiaramente ruoli e limiti delle diverse formazioni sociali;
– “Progetto di vita” riferito alla scuola primaria: considerato eccessivamente ampio rispetto all’età degli alunni;
– Universal Design for Learning (UDL): presentato senza le necessarie specificazioni operative.

Il rischio individuato è quello di caricare la scuola di obiettivi culturali e sociali molto estesi, senza fornire gli strumenti normativi e formativi adeguati per sostenerli.

Il nodo dell’insegnamento del latino

Un capitolo specifico riguarda l’introduzione opzionale del latino per l’educazione linguistica (LEL) nella scuola secondaria di primo grado.
Il Consiglio di Stato rileva alcune incoerenze tra AIR e testo regolamentare:

– lo schema di regolamento non fissa chiaramente l’entrata “a regime” dell’insegnamento;
– la facoltatività rischia di dipendere dalla disponibilità di docenti abilitati, con disparità territoriali;
– non è risolto il problema organizzativo nei casi in cui le scuole non dispongano di insegnanti in possesso delle competenze richieste.

Il MIM sostiene che ogni istituzione scolastica potrà organizzarsi tramite autonomia e organico del potenziamento, ma i giudici osservano che questo potrebbe non essere sufficiente a garantire pari opportunità su tutto il territorio nazionale.

STEM, paesaggio, arte: prospettive ambiziose da calibrare

Diversi passaggi del parere affrontano anche i contenuti didattici, con osservazioni che aiutano a leggere il senso profondo del dibattito:

– STEM e pensiero computazionale: apprezzate come direzione culturale, ma la formulazione rischia di suggerire una adesione acritica alle “transizioni digitali ed ecologiche”, senza valorizzare una prospettiva critica;
– Geografia: l’introduzione della “transcalarità” e dei temi globali richiede competenze molto avanzate, difficili da applicare senza formazione specifica;
– Arte e immagine: forte enfasi sulla storia dell’arte e sulla dimensione relazionale dell’arte, ma senza una declinazione progressiva per età.

Sono rilievi che, letti in controluce, chiamano in causa la necessità di sostenere gli insegnanti con una formazione coerente e con strumenti operativi chiari.

Cosa accade ora

Con il parere favorevole, pur se accompagnato da raccomandazioni e cautele, la strada per l’adozione del testo è sostanzialmente spianata. Il Ministero dovrà ora recepire le ultime modifiche e procedere:

– alla trasmissione alla Corte dei conti per il controllo di rito;
– alla pubblicazione del regolamento;
– alla definizione delle misure attuative, compresa l’eventuale modifica dei quadri orari del d.P.R. 89/2009;
– alla predisposizione delle azioni di accompagnamento alle scuole.

Per il mondo della scuola si apre dunque una fase nuova, che richiederà attenzione, capacità di interpretazione e un serio investimento sulla formazione dei docenti. Tuttoscuola continuerà a seguire passo passo lo sviluppo del provvedimento, offrendo analisi, approfondimenti e strumenti utili alle scuole per affrontare la transizione verso il nuovo impianto curricolare.

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