Intelligenza Artificiale: nel 2029 un nuovo test OCSE per misurarne le competenze
Una nota dell’OCSE, reperibile in inglese a questo indirizzo, dà notizia del nuovo test internazionale sulla “competenza in materia di media e intelligenza artificiale” (PISA 2029 Media & Artificial Intelligence Literacy) degli studenti quindicenni. I risultati del test, realizzato nel 2029, saranno resi noti per la fine del 2031.
L’OCSE definisce la Media & AI Literacy come “l’insieme delle competenze per interagire con contenuti e piattaforme digitali in modo efficace, etico e responsabile”. L’attenzione dell’OCSE, che deriva dal suo imprinting, privilegia naturalmente gli effetti dell’IA (AI in inglese) sull’economia in termini di sviluppo della produttività e del progresso economico attraverso l’aggiornamento tecnologico, e per questo, in linea con la filosofia test based di PISA, tende anche in questo caso a realizzare una misurazione standardizzata del livello di alfabetizzazione all’intelligenza artificiale raggiunto a livello globale.
Una metodologia che, secondo alcuni esperti interessati alle ricadute socio-pedagogiche dell’IA, rischia di appiattire la molteplicità dei suoi possibili approcci al solo aspetto efficientistico e produttivistico. Secondo questi critici, la standardizzazione degli strumenti di valutazione e delle tecniche di rilevazione dei dati, che si traduce in classifiche di tipo meramente quantitativo, non favorisce certo un impiego flessibile e creativo dell’IA.
Un seconda perplessità riguarda l’impatto di tali metodologie sulle politiche scolastiche nazionali, perché i decisori locali potrebbero essere indotti a modificare le prassi didattiche tradizionali dei propri docenti al fine di migliorare i risultati dei loro studenti nelle classifiche internazionali. Un fenomeno che Ben Williamson, autorevole studioso dell’IA dell’università inglese di Edimburgo, riconduce alla categoria della “performatività”: l’uso sistematico dei test, che si prestano a misurazioni e comparazioni con forte visibilità pubblica, può spingere i dirigenti scolastici e gli insegnanti a “insegnare in funzione del test” per ottenere buone prestazioni sul piano della quantità (misurabilità) delle performance, e non su quello della qualità (profondità, spirito critico, autonomia, originalità) dell’apprendimento. Quella della performatività è una pratica che dirigenti e insegnanti eticamente avvertiti dovrebbero accuratamente evitare.
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