Education at a Glance 2025/1. Docenti italiani pagati poco e male

Lo scorso 9 settembre è stata pubblicata a Parigi la consueta edizione annuale di Education at a Glance (EaG), l’ormai tradizionale rassegna comparativa dei principali indicatori relativi ai sistemi educativi che l’OCSE ha avviato fin dal 1998. Anche se non mancano dati interessanti (e lo vedremo sotto), rispetto ad alcune edizioni del passato, capaci di suscitare vivaci dibattiti e talvolta di influenzare le decisioni di politica scolastica di alcuni governi nazionali, quelle di questi ultimi anni sono state se non ignorate almeno ridimensionate a notizie di limitato rilievo e interesse, certo non da prima pagina. 

Così è stato anche in quest’ultima occasione. I modesti scostamenti nei principali dati statistici verificatisi rispetto all’anno scorso sono stati presentati dal MIM come successi, dai suoi avversari – soprattutto dai sindacati, esclusa la Cisl scuola – come conferme del fallimento delle politiche governative. Per esempio nella fascia dei giovani di 25-34 anni la percentuale dei non diplomati è scesa dal 24% del 2019 al 19% del 2024 e quella dei possessori di un titolo di istruzione terziaria è arrivata al 32%: miglioramenti rilevanti per il governo, dati tuttora negativi per i sindacati, che mettono in evidenza la loro distanza dalle medie europee perché per numero di laureati di 25-34 anni siamo in coda alla classifica (solo la Romania fa peggio di noi), e gli studenti internazionali o stranieri sono pochi: in Italia sono addirittura diminuiti, passando dal 5,6% del 2018 al 4,8% del 2023, contro una media OCSE del 7,5%.

Dove le cifre sono impietose, e il MIM ha potuto fare poco più che una difesa d’ufficio, è sul versante del salario, che penalizza pesantemente i docenti italiani. L’ANIEF ha rimarcato che la retribuzione di un insegnante italiano è diminuita del 4,4% negli ultimi 10 anni, mentre la media Ocse è aumentata del 14,6%. Anche la Flc Cgil batte su questo tasto: “Solo per rimanere nel confronto europeo – scrive in una nota la segretaria Gianna Fracassi – lo stipendio dei docenti italiani è inferiore del 15% (9.800 dollari) rispetto alla media retributiva europea e nel caso degli insegnanti di scuola primaria e infanzia siamo addirittura sotto il livello retributivo del 2015.  E a questa penalizzazione nei confronti dei colleghi degli altri paesi se ne aggiunge un’altra, non meno grave, in rapporto ai dipendenti pubblici italiani. Infatti la retribuzione dei lavoratori del comparto Istruzione e Ricerca è inferiore del 22,95% (meno 8.587 euro annui) rispetto alla media retributiva dei lavoratori dei ministeri centrali e del 18,62% (meno 6.804 euro annui) rispetto alla media di tutta la Pubblica Amministrazione”.

Dati incontrovertibili e non nuovi, rilevati nel tempo anche da Tuttoscuola, che contribuiscono a spiegare perché la professione del docente sia sempre meno desiderata e scelta dai giovani. E anche perché molti docenti aspirino a diventare dirigenti scolastici, attualmente pressoché l’unico sbocco di crescita professionale per un insegnante. Ma il confronto internazionale, per essere completo, andrebbe fatto anche per ora lavorata, come si spiega nella notizia successiva.

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