Senatore Occhiuto, come è nata la sua proposta di legge?
“È nata da un’urgenza che avverto da tempo, ma che è diventata ancora più profonda e personale dopo la vicenda dolorosa che ha colpito la mia famiglia. Mio figlio Francesco, psicologo e ricercatore, credeva profondamente nel valore dell’ascolto e della prevenzione. Da quel dolore è maturata in me la convinzione che la scuola debba offrire a tutti i ragazzi – in modo stabile e accessibile – la possibilità di parlare con qualcuno competente, nei momenti in cui ne sentono il bisogno. È anche il frutto di un confronto continuo con professionisti del settore, con l’Ordine degli Psicologi e con il mondo della scuola”.
Si è confrontato con il Ministro?
“Sì, ho condiviso il testo nelle sue linee essenziali con il Ministro Valditara, che ha mostrato attenzione e apertura. L’obiettivo comune è rafforzare la scuola come presidio educativo e di ascolto, senza medicalizzare ma promuovendo una cultura della prevenzione e del benessere”.
Quali prospettive ci sono e quali tempi?
“Il testo è stato incardinato in Senato e mi auguro che possa essere esaminato in tempi rapidi. Ho scritto personalmente alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per sollecitare una possibile adozione da parte del Governo, anche sul piano delle risorse. È una proposta concreta, sostenibile e coerente con gli indirizzi educativi che il Governo sta portando avanti”.
Secondo lei, di cosa hanno più bisogno gli studenti e le studentesse che frequentano le nostre scuole?
“Hanno bisogno, prima di tutto, di sentirsi visti, accolti, ascoltati. Non tutti attraversano momenti difficili, ma tutti – in certi passaggi della crescita – avrebbero bisogno di qualcuno con cui potersi confrontare, anche solo per fare chiarezza dentro di sé. La scuola deve offrire anche questo: un luogo umano, non solo formativo”.
Le attuali politiche scolastiche vanno nella direzione da lei auspicata?
“Credo che ci siano segnali positivi, e apprezzo l’attenzione crescente verso il tema del benessere degli studenti. Il protocollo firmato tra il Ministero dell’Istruzione e l’Ordine degli Psicologi è un passo importante. Ma serve ora una cornice normativa nazionale, stabile e condivisa, per fare un vero salto di qualità”.
Rispetto agli attuali sportelli di ascolto che ci sono già nelle scuole, cosa cambierà con la sua proposta?
“Molti sportelli oggi funzionano grazie a progetti regionali o a iniziative locali, spesso intermittenti e disomogenei. La mia proposta istituisce una figura stabile, formata e presente in modo continuativo, in raccordo con i servizi territoriali. Non è un progetto a termine, ma un presidio educativo e relazionale permanente”.
La lettera alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che esiti ha avuto?
“La lettera è stata inviata nei giorni scorsi. Ho voluto sottoporle la proposta con discrezione ma convinzione, sottolineandone il valore strategico e il costo contenuto. Sono fiducioso che, con la sensibilità che ha più volte dimostrato verso i temi sociali ed educativi, possa accogliere positivamente questa iniziativa”.
Il finanziamento previsto per la sua proposta quante assunzioni potrebbe portare?
“Nel suo scenario minimo, la legge prevede una copertura di 1 psicologo ogni 4 scuole secondarie. Si tratterebbe di circa 3.175 incarichi professionali, con un investimento iniziale di circa 80 milioni di euro. Lo scenario ottimale, da costruire con il contributo delle Regioni, prevede una copertura con psicologo presente in ogni scuola”.
Bisogna quindi aspettarsi concorsi pubblici per gli psicologi nelle scuole? I loro stipendi saranno equiparati a quelli dei docenti o seguiranno il tariffario degli psicologi?
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