Sal Da Vinci: ‘È essenziale che la scuola cammini di pari passo con le famiglie’

Di Sara Morandi

Sal Da Vinci, celebre cantautore e musicista, in questa nostra intervista ha riflettuto sul successo del suo precedente brano “Rossetto e caffè”, condividendo il suo approccio umile e sereno verso la notorietà, sottolineando come la musica sia un riflesso del quotidiano e uno strumento per condividere emozioni autentiche.

Durante l’intervista, Da Vinci ha espresso il suo sostegno per l’inclusione dei dialetti, come il napoletano, nel curriculum scolastico, riconoscendoli come parte integrante della ricchezza culturale italiana. Ha inoltre condiviso l’emozione di esibirsi a Napoli, città che lo ha adottato e profondamente influenzato, annunciando un concerto speciale nella suggestiva cornice di Piazza del Plebiscito il prossimo 06 settembre.

Guardando al futuro, il cantautore ha esaminato il ruolo cruciale della scuola nella formazione delle nuove generazioni, auspicando un’alleanza più stretta tra istituzioni educative e famiglie per promuovere una crescita sana e consapevole dei giovani. Con una visione ottimista, crede fermamente nel potere dell’arte come strumento di ispirazione e cambiamento per le future generazioni.

Quali sono le Sue aspettative per il successo di “L’Amore e Tu”, considerando il grande traguardo raggiunto da “Rossetto e caffè” su YouTube?

“Non mi aspetto mai nulla, e forse, come diceva un grande poeta, questo è l’atteggiamento giusto. Un tale approccio ti rende più libero, forse anche più felice. Quando “Rossetto e caffè” ha avuto successo, è stata una sorpresa estremamente positiva. Mi ha stupito vedere un’intera generazione cantare questa canzone, soprattutto considerando che negli ultimi anni la melodia era stata un po’ messa da parte. Questo momento ha l’essenza di qualcosa di elevato e di spirituale. Non so come definirlo, ma vedere la mia canzone cantata dai bambini mi commuove. Anche dopo un anno, la canzone non è stata dimenticata; continua a essere ballata e cantata, come se fosse entrata nel cuore di tutti. Ha il profumo di qualcosa di eterno, di una canzone che durerà per sempre. Spero che anche “L’amore e tu” riceva la stessa attenzione che ha avuto “Rossetto e caffè”. Non so se una tale magia si possa ripetere, ma va bene così. Le canzoni sono un riassunto del nostro quotidiano, delle nostre fotografie di viaggio. Non mi aspetto chissà che cosa; mi aspetto solo che questa canzone faccia quello che deve fare. L’amore nasce naturalmente, come quella vitalità che ancora oggi mi accompagna. Stiamo lavorando ad un nuovo disco. Per ora ho completato le prime tre canzoni e, appena l’album sarà pronto, lo pubblicherò interamente. Ci sono molte altre canzoni a cui tengo e che donerò al pubblico. Scrivere canzoni è come consegnare i propri figli alla vita”.

Nel Suo nuovo brano, “L’amore e tu” l’uso del napoletano è limitato ma efficace. Sarebbe a favore dell’insegnamento del dialetto nelle scuole?

“L’uso della lingua napoletana è stato riconosciuto come significativo, tanto da essere dichiarato una vera e propria lingua. Non si tratta di un uso limitato, ma di un impiego determinante ed efficace. La lingua napoletana ha una sua profondità: ci sono espressioni che si possono esprimere in napoletano ma che non si possono trasferire in italiano, poiché possiedono un concetto, un sapore e un’intensità diversi. L’uso della lingua napoletana nelle canzoni è stato scelto perché ritenuto giusto e necessario in quel contesto, grazie alla rotondità e al peso delle parole. Queste caratteristiche conferiscono alle canzoni una profondità emotiva unica. Sarebbe per me una grande gioia vedere insegnata la lingua napoletana, così come sostenere l’insegnamento di tutti i dialetti del nostro paese. Questi non sono altro che lo specchio di una cultura e di un luogo, e meritano di essere preservati e valorizzati. Sostengo con entusiasmo l’insegnamento e la diffusione di tutte le varietà linguistiche che arricchiscono la nostra identità culturale”.

Il Suo tour “Stasera che sera! – Summer Tour 2025” si concluderà con un grande evento a Napoli. Quali emozioni prova nel portare la Sua musica nella sua città natale?

“Innanzitutto, Napoli non è la mia città natale, ma è una città che mi ha adottato e conquistato. Sono nato a New York, ma ho sempre vissuto a Napoli. Come dice una frase di una celeberrima canzone napoletana: “Luntano ‘a Napule nun se pò stà!” (Lontano da Napoli non si può stare). Napoli è talmente potente e profonda che non si può non restare colpiti dalla sua essenza; è una metropoli imprevedibile, ricca di accoglienza e inclusione, che ha influenzato profondamente sia la mia vita personale che il mio percorso musicale. Suonare nella propria città è come suonare a casa, un’esperienza quasi miracolosa. Il concerto che terrò il 06 settembre in Piazza del Plebiscito, una delle piazze più belle e simboliche del nostro paese, segnerà un momento importante della mia carriera. In passato, mi è capitato di cantare lì, ma sempre in occasione di altre rassegne o progetti. Questa volta, invece, sarà un concerto tutto mio. Verranno a trovarmi amici artisti che hanno condiviso con me momenti del mio viaggio artistico, ma anche amici della mia vita quotidiana, che non hanno necessariamente a che fare con la musica. Sarà una grande festa che voglio dedicare a tutti coloro che verranno a vedermi. Sarà una celebrazione della nostra città e della nostra cultura, un momento di aggregazione per tutti noi”.

Guardando al futuro, quale visione ha per la scuola di domani e come pensa che l’arte possa influenzare le nuove generazioni? Qual è la Sua scuola ideale?

“La scuola, insieme alla famiglia, riveste un ruolo di primaria importanza nel percorso educativo e formativo dei giovani. Un mondo senza cultura sarebbe un mondo inesistente. Oggi la scuola è molto diversa rispetto al passato, ha fatto passi da gigante. Tuttavia, alla base di tutto, per fortuna, ci sono gli insegnanti, che in qualche modo si affiancano ai genitori assumendo insieme a loro, un ruolo di guida. Sono momenti cruciali per la crescita e la formazione dei ragazzi. La scuola oggi ha un compito fondamentale perché la vita evolve rapidamente, e spesso le nuove generazioni ci raccontano realtà che potrebbero sembrare inesistenti. Noi, come società, attribuiamo grande importanza a queste dinamiche e abbiamo una responsabilità significativa. È essenziale che la scuola cammini di pari passo con le famiglie. Spesso, leggiamo notizie di cronaca che ci lasciano perplessi e ci fanno riflettere su dove abbiamo sbagliato. Non voglio dare troppo responsabilità alla scuola, perché ha un limite nelle sue possibilità d’azione. Tuttavia, le famiglie possono e devono fare di più. È importante ascoltare e sostenere i segnali che riceviamo dai ragazzi, incentivandoli a crescere. Nella vita, le cadute non sono ciò che ci rendono liberi; piuttosto, è la capacità di rialzarsi dopo una caduta che ci offre la vera libertà. Dobbiamo imparare a vivere affrontando le difficoltà e utilizzarle come opportunità di crescita e di apprendimento”.

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