Verso le nuove Indicazioni per il secondo ciclo: il biennio, la filiera tecnica, le scienze sociali. Idee per la scuola che verrà

Si sa ancora poco delle nuove Indicazioni nazionali per il secondo ciclo, ma qualcosa si muove. La Commissione istituita dal Ministero e coordinata dalla prof.ssa Loredana Perla è al lavoro su un passaggio che si annuncia cruciale per ridefinire l’architettura pedagogica della scuola superiore. In attesa di un testo ufficiale, Tuttoscuola ha voluto offrire uno spazio di confronto pubblico, competente e propositivo, con un webinar gratuito organizzato il 30 giugno scorso in collaborazione con le riviste Scuola Democratica e Nuova Secondaria. Un evento partecipato e denso di contenuti, che ha visto alternarsi voci autorevoli del panorama educativo, accademico e scolastico, al quale hanno partecipato Giuseppe Bertagna, professore emerito di pedagogia all’Università di Bergamo e Presidente della Scuola di alta formazione dell’istruzione (SAFI) del MIM, direttore della rivista Nuova Secondaria; Alessandro Cavalli, professore di Scienze Sociali dell’Università di Pavia, già direttore della rivista il Mulino; Fiorella Farinelli, esperta di problemi scolastici e formativi; Arduino Salatin, docente all’Istituto Universitario Salesiano di Venezia, esperto di professionalità docente; Benedetto Scoppola, ordinario di Matematica all’Università di Roma Tor Vergata. Ha introdotto Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola e concluso Anna Maria Ajello, ordinaria di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università di Roma Sapienza, già presidente dell’Invalsi dal 2014 al 2021, in rappresentanza di Scuola democratica.. Al centro del confronto, il nodo: “Quali suggerimenti per la Commissione che sta lavorando alla stesura delle nuove Linee guida?”.

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Giovanni Vinciguerra: “Prevenire le polarizzazioni, costruire convergenze”

A introdurre i lavori è stato il direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra, che ha ricordato come il webinar si inserisca nel solco degli incontri già promossi da Tuttoscuola sulle Indicazioni per il primo ciclo: “Tre riviste, un impegno condiviso e disinteressato per una scuola migliore e più giusta. Vogliamo contribuire in modo costruttivo al dibattito in corso, cercando convergenze prima che si cristallizzino contrapposizioni, come spesso accaduto nella storia delle riforme della secondaria superiore”.

Tra i nodi ancora aperti, Vinciguerra ha posto domande centrali: “Come garantire una reale parità competitiva tra l’area liceale e quella tecnico-professionale? Come collegare orientamento e personalizzazione? Quali tempi e modi per formare i docenti che dovranno gestire un carico così rilevante di novità?”

Fiorella Farinelli: “Rimettere al centro il biennio”

Fiorella Farinelli, esperta di politiche educative, ha posto l’attenzione sulla necessità di distinguere le indicazioni per il biennio da quelle del triennio, sottolineando una criticità sistemica irrisolta: “Il biennio non è l’inizio di un percorso quinquennale, ma la parte conclusiva dell’obbligo decennale introdotto nel 2007. Un biennio sfidante, orientativo, in grado di sviluppare competenze fondamentali e vocazioni, è più urgente che mai”.

Un cambiamento che, secondo Farinelli, avrebbe ricadute anche contro la dispersione scolastica: “Un titolo di uscita a 16 anni avrebbe un effetto deterrente sugli abbandoni e aiuterebbe a superare la gerarchizzazione tra licei, tecnici e professionali. Le indicazioni del 2010 non hanno fatto abbastanza in questo senso”.

Farinelli ha richiamato infine l’importanza della continuità tra primo e secondo ciclo e della didattica laboratoriale e interdisciplinare, dove storia, cittadinanza e scienze sociali dialoghino con i saperi scientifici in un’ottica motivazionale e inclusiva.

Salatin: “Valorizzare la filiera tecnico-professionale, ma con tempi e strumenti giusti”

Il contributo di Arduino Salatin ha posto il focus sulla filiera tecnico-professionale, che rischia – se trascurata – di restare marginale nelle nuove Linee guida: “Attenzione a non uniformare il modello liceale agli altri indirizzi. Le riforme degli ultimi anni, da quella del 2010 al PNRR, hanno spesso ridotto il peso delle attività laboratoriali e dell’indirizzo tecnico-professionale”.

Salatin ha ricordato che, a partire dall’A.S. 2026/27, la secondaria tecnica sarà oggetto di una riforma strutturale, anche alla luce del nuovo assetto previsto dalla Legge 121/2024: “In questo momento, il consiglio alla Commissione è prudente: evitare indicazioni definitive per il tecnico-professionale finché il quadro normativo non sarà più chiaro”.

Tra i suggerimenti, la valorizzazione dell’educazione al lavoro come bene comune, la revisione dei PCTO in chiave sistemica e territoriale, e la centralità di una formazione docente più esperienziale, collaborativa, ancorata alle pratiche.

Cavalli: “Ricomporre l’area storico-sociale per leggere il presente”

Alessandro Cavalli ha rilanciato la centralità delle scienze sociali per costruire una base culturale comune tra i percorsi: “Non serve tornare all’idea di un liceo delle scienze sociali, ma valorizzare questi saperi in tutte le filiere del secondo ciclo. I giovani hanno bisogno di strumenti per interrogare criticamente il presente”.

Critico sulla ripetitività della storia insegnata “dalla preistoria alla contemporaneità”, Cavalli propone una storia che parta dai problemi attuali per risalire alle loro radici, come il calo demografico, l’industrializzazione o la storia delle istituzioni educative.

Scoppola: “Una scienza viva, non fossile”

Il fisico e matematico Benedetto Scoppola ha offerto uno sguardo pedagogico illuminante sul modo in cui insegnare scienza e matematica: “Troppo spesso raccontiamo solo la fine della storia. Invece, dobbiamo partire dai fenomeni, da ciò che non si capisce. Solo così la matematica diventa uno strumento per comprendere il mondo, non un esercizio sterile”. Fondamentale, per Scoppola, è formare docenti capaci di affrontare la scienza come sapere vivo, con una solida preparazione epistemologica e un’adeguata sensibilità psicopedagogica.

Bertagna: “Formare persone, non solo cittadini o professionisti”

Giuseppe Bertagna ha sollevato un interrogativo radicale sulla funzione della scuola: “Se la scuola serve solo a riprodurre la classe dirigente o a creare consenso sociale, abbiamo fallito. Dobbiamo formare l’uomo nella sua totalità, non solo l’identità nazionale o le competenze professionali”.

Bertagna ha richiamato il valore dell’unicità e dell’unità della persona, mettendo in guardia da una didattica che separa saperi e talenti invece di armonizzarli: “Solo educando alla cooperazione e alla messa in comune delle differenze si può superare la gerarchia implicita tra i diversi indirizzi scolastici”.

Ajello: “Competenze soft? Praticarle, non solo enunciarle”

A chiudere l’incontro, l’intervento di Anna Maria Ajello, che ha rilanciato l’urgenza di restituire motivazione agli studenti: “Le competenze soft devono essere vissute nella quotidianità scolastica, non solo dichiarate. Vanno praticate, interiorizzate. E per farlo serve una didattica ancorata all’esperienza, capace di coniugare conoscenze e realtà sociale”.

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