Anche il Sud cede alla femminilizzazione del personale docente

Nella “marea rosa” che caratterizza la scuola italiana, particolarmente diffusa nella scuola dell’infanzia e primaria (dove vige praticamente un monopolio femminile), il sud si è sempre caratterizzato come un’area dove lo squilibrio di genere è meno marcato, almeno nella scuola secondaria. Ma negli ultimi anni anche questo avamposto di resistenza maschile sta cedendo. Vediamo i dati, tralasciando l’osservazione per docenti dell’infanzia e della primaria, dove il docente uomo è ormai a rischio di estinzione.
Sono gli istituti e le scuole d’istruzione secondaria del Lazio ad avere in assoluto da anni il più basso tasso di uomini tra gli insegnanti, seguiti dalle regioni del nord e del centro con la sola eccezione del Friuli e del Veneto.
Il Sud e le Isole, da sempre, fanno invece registrare, se pur con una presenza femminile in netta maggioranza, una incidenza di docenti uomini maggiore di quella registrata in altre regioni, che trova ragione probabilmente in fattori occupazionali, culturali e sociali.
Vediamo in particolare la situazione negli istituti di istruzione secondaria di 2° grado: a fronte di una media nazionale di quattro docenti uomini su dieci (39,7%), nelle regioni del Sud la percentuale è più alta come, ad esempio, in Basilicata (45,2%), Puglia (43,6%), Calabria e Molise (41,6%), Sardegna (41,1%). Tutte le regioni del Sud e delle Isole sono comunque al di sopra della media nazionale: il docente uomo, dunque, è di casa.
Nel Lazio, la regione più femminilizzata tra i docenti degli istituti superiori, gli uomini sono invece solo al 34,8%.
Sud roccaforte maschile, ma fino a quando? Rispetto a cinque anni fa il tasso di presenza maschile è andato diminuendo ovunque: negli istituti superiori era del 42% ed è scesa ora al 39,7%.
Ma proprio le regioni del sud e delle isole, anche allora meno femminilizzate, sono state quelle che nel quinquennio hanno subito maggiori perdite di presenze maschili (mediamente tre punti percentuali di decremento).