
Il secondo webinar promosso da Tuttoscuola e dalla Fondazione Giovanni Agnelli è andato in onda con grande partecipazione di utenti collegati lo scorso 14 aprile, e come annunciato ha riguardato non più l’impostazione generale delle Nuove Indicazioni Nazionali, ma l’approfondimento della disciplina che ha finora suscitato le più aperte polemiche, la Storia.
Il confronto, aperto da Andrea Gavosto, direttore della FGA, e moderato con equilibrio da Serena Rosticci, ha messo in luce evidenti differenze di approccio e di valutazione tra i relatori, in particolare tra Antonio Brusa, già docente di Didattica della Storia e coautore delle Indicazioni per Storia del 2012, e Italo Fiorin, coordinatore del Comitato Scientifico delle stesse (ma su un versante più metodologico) da una parte, e Giovanni Belardelli, storico e politologo dell’Università di Perugia, e Adolfo Scotto di Luzio, storico della scuola dell’Università di Bergamo, dall’altra.
All’incontro ha preso parte anche Loredana Perla, coordinatrice della Commissione che ha redatto le Nuove Indicazioni, pedagogista. E proprio sul versante pedagogico si è manifestato lo scontro più aspro perché Belardelli e Scotto di Luzio hanno sostenuto che le Indicazioni del 2012, preoccupate più che altro del “come” insegnare la Storia, hanno finito per ignorare “che cosa” insegnare. Insomma, i contenuti della disciplina, all’origine a loro avviso delle gravi carenze nella conoscenza di fatti storici fondamentali riguardanti in particolare la storia dell’Italia emerse in varie ricerche sociologiche, nelle cronache giornalistiche e nei quiz dei concorsi.
In generale, come ha osservato Perla anche in replica alle riserve avanzate da Fiorin sulla “prescrittività” delle N.I.N. (Nuove Indicazioni Nazionali), se è vero che è cambiato il “metodo” (i contenuti delle singole discipline sono stati definiti ad autorevoli esperti di ciascuna di esse), non è cambiata la normativa sull’autonomia delle scuole (DPR 275/1999), che consente ad esse e agli insegnanti di gestire la didattica in modo libero e responsabile. Le “Indicazioni”, insomma, restano tali, ma nella costruzione dei curricoli si applicano ora a contenuti meglio definiti.
Per nulla convinto Antonio Brusa, che ha ribadito la critica frontale di tutte le associazioni professionali che si occupano di didattica della storia (“sarà un caso che siano tutte contrarie?”) alle Nuove Indicazioni relative a questa disciplina. A suo giudizio è stato un errore quello di non coinvolgere gli insegnanti e le loro associazioni nella stesura delle N.I.N.: cosa mai avvenuta in passato, ha detto, ricordando le esperienze fatte da lui personalmente in tante precedenti Commissioni (Brocca, De Mauro, Ceruti-Fiorin). Il punto, ha sostenuto, è che le nuove N.I.N. segnano il ritorno alla didattica frontale e trasmissiva, che nei precedenti trent’anni ci si era sforzati di superare con un’ottica laboratoriale e di ricerca anche diretta sulle fonti, al di là del nozionismo dei manuali.
La “tuttologia” delle vecchie Indicazioni per Storia, ha replicato Scotto di Luzio, non ha portato da nessuna parte. Meglio radicare l’approccio alla storia nella realtà locale e nazionale, più a contatto con la sensibilità dei bambini, ha detto, respingendo con una certa asprezza le accuse di “italocentrismo ideologico” di Brusa.
Andrea Gavosto, a conclusione del dibattito, ha rilevato che le non poche differenze di approccio e di metodo emerse dal confronto sono comunque, per gli insegnanti, un importante e utile contributo alla migliore comprensione delle diverse posizioni e sul come affrontare le novità che l’attuale decisore politico ha messo al centro della sua iniziativa. Tuttoscuola e la FGA proseguiranno l’esame approfondito delle N.I.N. con altri webinar sulle discipline.
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