Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Iperspecializzazione dei docenti di sostegno? I rischi

Il sottosegretario alla P.I., Davide Faraone, ha voluto smentire, ancora una volta, l’ipotesi di qualsiasi forma di medicalizzazione nella formazione dei docenti di sostegno.

Lo ha fatto venerdì mattina alla Camera nel corso del Convegno “Una scuola per tutti. Dopo la 107/15 politiche per la giustizia in educazione”, precisando anche come sia infondata l’ipotesi di coinvolgimento del ministero della salute.

Si sta incredibilmente pensando – ha dichiarato il sottosegretario – che la competenza sui docenti di sostegno verrà spostata al Ministero della Salute. Non è così”.

Sul sostegno – ha ribadito Faraone – siamo un Paese modello nel mondo. L’inclusione è un momento di formazione. E la specializzazione dei docenti di sostegno, sulla base dei bisogni degli alunni, serve a rendere più efficace l’intervento”.

Ma proprio quest’ultima parte della sua precisazione (specializzazione dei docenti di sostegno, sulla base dei bisogni degli alunni) non può, comunque, passare inosservata. Cosa vuol significare?

Specializzazione per ogni tipo di disabilità psicofisica e sensoriale?

Specializzazione per l’autismo, specializzazione per la disabilità visiva, specializzazione per la disabilità uditiva, specializzazione per la sindrome di Down, ecc.?

D’accordo: non parliamo di medicalizzazione, ma, se il cambiamento fosse questo, sembrerebbe quasi un ritorno all’antico, una parcellizzazione del sostegno, una moltiplicazione delle tipologie d’intervento. Faraone voleva dire questo?

E i docenti di sostegno avrebbero una canalizzazione esasperata con vincoli di impiego e difficoltà di reimpiego. È questo il nuovo che si prospetta nella delega prevista dalla legge? Forse no, ma c’è bisogno di qualche chiarimento aggiuntivo.

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