
Dotazione oraria globale per una vera autonomia
Uno dei punti sui quali il documento ‘La Buona Scuola’ prende posizione in modo particolarmente netto è quello dell’autonomia delle scuole: “dobbiamo realizzare pienamente l’autonomia scolastica” perché “il cambiamento può realizzarsi solo a una condizione: che la scuola riveda radicalmente il modo in cui funziona”.
Il documento però non entra in dettagli sulle modalità in cui tale cambiamento radicale dovrebbe prendere forma (“disponiamo formalmente già di (quasi) tutte le norme necessarie”), limitandosi a parlare di “mobilità di tutti i docenti” e di nuovi compiti manageriali dei “presidi”, come vengono indicati i dirigenti scolastici, anche nella loro scelta.
Si vedrà quali indicazioni emergono dal dibattito e dalla consultazione in corso. Non mancano gli stimoli, a partire dalla proposte che anche Tuttoscuola ha avanzato in materia l’anno scorso con il dossier ‘Sei idee per rilanciare la scuola’.
Un interessante modello di autonomia avanzata viene ora indicato dall’ANP all’interno dei ‘materiali per la riflessione precongressuale’ (il congresso è fissato per l’11-14 dicembre) pubblicati nel numero 4-5-6/2014 dalla sua rivista Autonomia e Dirigenza. Si tratta della proposta di sperimentare una formula di finanziamento e organizzazione delle scuole sulla base della “dotazione oraria globale” e non dell’organico.
Tale formula, si legge, “è in uso da tempo in Francia e consiste nell’attribuire alla scuola una dotazione di ore e minuti per ogni alunno iscritto. Questo ‘tempo’, moltiplicato per il numero degli iscritti, dà un totale di ore di insegnamento, sul quale viene calcolato il finanziamento, nella misura necessaria a garantire il rapporto ‘un docente per ogni ora per ogni classe’, più un piccolo ‘quid’ percentuale: in sostanza, qualcosa di simile all’organico funzionale. Con la differenza che spetterebbe alla scuola ‘tradurlo’ in cattedre e posti di insegnamento”.
In questo modo il modello organizzativo diventerebbe molto più flessibile e la didattica potrebbe essere più agevolmente personalizzata. Si potrebbe per esempio, esemplifica la rivista, formare classi un po’ più numerose a fronte di attività differenziate per chi ne ha bisogno, formare gruppi classe con un numero di alunni diverso a seconda delle diverse attività (frontali o laboratoriali), gestire in modo più efficace e mirato la formazione del personale e così via. “Il tutto senza spendere un euro in più”, viene sottolineato. Una formula che potrebbe interessare anche i progettisti de ‘La Buona Scuola’.
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