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Educazione finanziaria: scuola italiana in grave ritardo

Sui 18 Paesi (13 Ocse più 5 non Ocse) che hanno partecipato allo studio sull’educazione finanziaria, realizzato dall’Ocse contestualmente all’indagine Pisa 2012, l’Italia si è piazzata al penultimo posto, dopo tutti gli altri partecipanti Ocse (Australia, Comunità fiamminga del Belgio, Estonia, Francia, Israele, Nuova Zelanda, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Usa) e appena sopra la Colombia, ultima classificata. Tra i Paesi non Ocse (oltre alla Colombia Croazia, Lettonia, Federazione Russa e Shangai-Cina) ha stravinto Shangai, che ha addirittura superato i 600 punti (contro la media Ocse di 500).

I risultati dello studio sono stati resi noti la scorsa settimana dall’Ocse a Parigi e dal Global Financial Literacy Excellence Center a Washington, e hanno riguardato, in coerenza con la filosofia che ispira i test Ocse, non le conoscenze ma le competenze degli studenti quindicenni in materia finanziaria.

Solo il 2,1% degli studenti italiani raggiunge il livello più alto nella scala Pisa rispetto alla media del 9,7% nei Paesi Ocse, e la percentuale di coloro che restano al di sotto del livello 2 (soglia minima di competenza) raggiunge il 21,7% rispetto al 15,3% medio dei Paesi Ocse.

I risultati di questo studio sul livello di alfabetizzazione finanziaria (valutato attraverso un test cartaceo di 60 minuti somministrato a circa 29mila studenti, di cui 7.068 in Italia), meritano attenzione per varie ragioni.

Intanto anche in questo settore si conferma il divario Nord-Sud, perché il Nord è vicino alla media Ocse mentre il Sud-Isole ha risultati disastrosi, che portano l‘Italia al penultimo posto.

In secondo luogo si nota che in Italia i punteggi sulle competenze finanziarie sono nettamente peggiori di quelli conseguiti dagli stessi studenti in matematica e lettura. Questo significa che in Italia la dimensione economico-finanziaria non è considerata dagli insegnanti di lettere e matematica-scienze (evidentemente all’estero non è così).

Da notare infine che per gli studenti italiani lo status socio-economico della famiglia influisce sui risultati assai meno che in altri Paesi. Questo significa probabilmente che nemmeno nelle famiglie più agiate si dedica attenzione alla dimensione economico-finanziaria: i giovani insomma non vengono coinvolti e responsabilizzati su questo tipo di problemi. Ciò rende ancora più importante il ruolo che la scuola potrebbe svolgere. Potrebbe…

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