
Ma i dispersi che fine fanno? Dove vanno?
Per la maggior parte i 2 milioni e 900mila ragazzi, dispersi negli ultimi 15 anni negli istituti statali, hanno abbandonano qualsiasi percorso formativo e poche volte, se possono e se riescono, vanno a lavorare. Alcuni dispersi della scuola statale, dopo un pesante insuccesso scolastico, tentano a volte la fortuna, passando agli istituti privati. Sono una minima parte, qualche migliaio.
Altri provano la formazione professionale prima di entrare nel mondo del lavoro. Sono alcune migliaia ogni anno, anche perché in molti territori mancano i corsi di formazione.
Questi ex-dispersi della scuola statale si possono stimare in circa il 10-15%, una percentuale che sul dato dei 160mila desaparecidos di quest’anno si possono quantificare in 20-25mila circa.
Al netto restano circa 135mila ragazzi che non concluderanno o non hanno concluso alcun percorso formativo o d’istruzione.
Qualche anno fa il fenomeno della dispersione scolastica nelle aree industriali del nord era stato giustificato dall’attrattiva del lavoro giovanile facile che consentiva ai ragazzi di realizzare una certa indipendenza economica. Questa ipotesi poteva valere per talune aree del territorio lombardo, ma non avevano credibilità in altre parti, come, ad esempio, nel nord est dove, pur a fronte dell’attrattiva di manodopera flessibile, vi è sempre stata una contenuta dispersione scolastica.
Ora, però la crisi potrebbe indurre (e forse questo sta già succedendo) i giovani a parcheggiarsi nelle scuole in attesa di tempi migliori, determinando, in tal modo, un calo di dispersi.
Sono, comunque, pur sempre ancora numerosi gli abbandoni, le dispersioni: in termini di rapporto si perde, abbandona, lascia un ragazzo ogni tre-quattro. Troppi.
In molti casi vanno a ingrossare il numero dei neet (Not (engaged) in Education, Employment or Training = né studio, né lavoro, né formazione), stimati sui 2,2 milioni in Italia: sono ragazzi, tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non hanno un lavoro e nemmeno lo cercano. Rappresentano il 23,9% di quella popolazione, dall’11,6% della provincia di Bolzano al 37,7% della Sicilia (dati Istat riferiti al 2012). Quei quasi 2milioni 900mila ragazzi dispersi negli ultimi 15 anni in buona misura sono diventati neet.
Eppure in questi anni si è sentito parlare di tante iniziative, finanziamenti, progetti e progettini attivati dal Miur o dalle singole scuole contro la dispersione scolastica. Sarebbe interessante un’indagine sull’entità delle risorse impiegate e sulla validità o meno della strategia messa in campo fino ad oggi. Se i risultati non sono soddisfacenti non sarebbe sbagliato chiedersi le ragioni: fatto endemico, modalità di intervento errate, orientamento inesistente, etc? Lo sapremo mai?
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