PERISCOPIO – Il fantasma della DaD

Accolta con curiosità e una certa benevolenza agli inizi del primo lockdown, quando aiutò gli insegnanti e le famiglie a mantenere in vita un filo di relazione didattica tra insegnanti e studenti, la didattica a distanza (DaD) è stata rappresentata un po’ alla volta, anche per demerito dei mass media, come una specie di invasione delle cavallette di biblica memoria: qualcosa da temere e da evitare, un fantasma da esorcizzare.

Così, anziché preparare le scuole a utilizzare questa nuova risorsa a sostegno (e in caso di necessità estrema anche in sostituzione) della tradizionale didattica in presenza, si è preferito mettersi a caccia del fantasma quasi che fosse lui (non il Covid) il responsabile della “catastrofe educativa” verificatasi negli ormai quasi due anni di pandemia.

Così la rinnovata sfida portata dalla Sars-CoV-2, attraverso la variante Omicron, alle barriere difensive erette dai sistemi sanitari e scolastici del mondo rischia, almeno per quanto riguarda molti Paesi europei – e certamente l’Italia – di non ricevere una risposta adeguata. Ma perché lo smartworking sì e lo smartlearning no? Ben diversa è la ricetta adottata altrove. I modelli di riferimento sono due: il lockdown integrale preferito dai sistemi politici autoritari come quello cinese, accompagnato però sempre dalla didattica online, l’homeschooling (triplicato durante la pandemia fino a raggiungere il 9% degli studenti) o una vasta gamma di soluzioni hybrid, che è la scelta effettuata negli USA. Lì non hanno paura dei fantasmi. Da noi sì, tanto che si è perfino minacciato di “infliggere” la DaD solo agli alunni non vaccinati, quasi fosse una punizione o una gogna. Una pessima idea, che sembrava essere stata accantonata e che poi è ritornata nell’ultimo Consiglio dei ministri di ieri 5 gennaio. Quando il rimedio è peggiore del male…

© RIPRODUZIONE RISERVATA