Le prove Invalsi, ovvero ‘Quis custodiet ipsos custodes?’

Dal nostro lettore Paolo Righetto abbiamo ricevuto questa lettera indirizzata alle autorità più direttamente competenti sulle recenti prove Invalsi nella scuola secondaria di primo grado.

Riteniamo che costituisca un ottimo stimolo di discussione, per cui invitiamo altri lettori interessati a intervenire sull’argomento, o a offrire nuovi spunti di dibattito, a scriverci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

Al Ministro della Pubblica Istruzione

Al Sottosegretario Rossi Doria

Al Dirigente Vicario USR Emilia-Romagna

Al Commissario Straordinario dell’INVALSI

Salve a tutti.

Sono insegnante di Scienze Matematiche, Chimiche, Fisiche e Naturali nella scuola secondaria di primo grado.

Anche quest’anno mi premuro di comunicare alcune impressioni sulla prova nazionale INVALSI, collocata all’interno dell’esame conclusivo del primo ciclo.

Le mie osservazioni, ancorché critiche, cercano di favorire un clima di sereno confronto, che mi piacerebbe fosse recepito dal Ministero e dall’INVALSI stesso.

Premetto che sono totalmente favorevole a una verifica dell’attività di insegnamento, tant’è che chiederò anche all’INVALSI di sottoporvisi.

Premetto anche che cercherò, nei prossimi giorni, ospitalità su periodici sia generalisti che specializzati sul mondo della scuola.

E ora le osservazioni:

1)      Da qualche anno, le prove INVALSI rappresentano, per i nostri ragazzi, uno scoglio consistente: la prova di matematica di quest’anno non era eccessivamente difficile, ma molti quesiti contenevano alcuni elementi critici:

a.      Si riferivano ad argomenti affrontati negli anni precedenti (le leve, equivalenza tra figure piane, aerogrammi, radici quadrate, …). È pur vero che questi temi rappresentano competenze “eterne”, ma non nei termini in cui erano presentati;

b.      Obbligavano a una riflessione (cosa ottima) ma, nel tempo messo a disposizione e nel clima di tensione dell’esame, pochi ragazzi hanno mantenuto la calma necessaria;

c.      Erano mal assortiti: in tutti i cinque fascicoli, si passava con troppa disinvoltura da un argomento all’altro, creando spesso confusione.

2)      La correzione dei test, per i docenti, è stata sempre un’esperienza alienante, pur in presenza di una griglia di correzione precisa:

a.      L’alternarsi di quesiti a risposta chiusa, aperta, vero/falso disorienta il docente che immette i dati sul computer;

b.      L’interpretazione delle risposte aperte mette in seria difficoltà, e non bastano quei pochi esempi della griglia per dare la giusta direzione;

c.      Non sempre è corretto, dal punto di vista docimologico, applicare a studenti tra loro molto diversi una stessa griglia di correzione, che non tiene conto assolutamente delle attitudini, delle capacità, dei percorsi formativi dei singoli;

d.      Il peso della valutazione della prova nazionale è eccessivo, nel quadro della composizione del voto finale: non può avere la stessa importanza, per esempio, del voto di ammissione, che riassume il lavoro di tre anni!

3)      La maschera di Excel costituisce un altro punto dolente:

a.      Obbliga le scuole ad acquistare le necessarie licenze, pur in presenza dei lodevoli e condivisibili inviti a utilizzare software libero che provengono dal MIUR, o a installare copie “pirata”;

b.      La routine (macro) presenta alcuni problemi: una inefficace gestione degli errori determina, quest’anno, il blocco dell’esecuzione se si inserisce un valore non corretto nel campo del codice del fascicolo;

c.      Perché l’INVALSI non ha pensato (o non ha pubblicizzato adeguatamente) a utilizzare dei mirror per scaricare la maschera? Era piuttosto prevedibile che migliaia di scuole collegate contemporaneamente al sito lo avrebbero rallentato! La mia scuola è stata costretta a farsi inviare le maschere via mail da un operatore dell’INVALSI e a iniziare l’inserimento del punteggi ben oltre l’orario previsto.

Concludo i rilievi critici con un esempio reale: una mia studentessa, che ha meritato valutazioni altissime nelle prove d’esame (8 in italiano, 9 nelle due lingue straniere, 10 in matematica) dovrà uscire con un voto finale non eccellente, perché nella prova nazionale ha preso 5. E questo non è giusto.

Mi permetto, ora, di suggerire alcune proposte:

a)      Svincolare il test dall’esame: questo renderebbe i ragazzi più tranquilli e permetterebbe di rispondere con maggiore completezza.

b)      Trovare strumenti di correzione automatizzata (lettura ottica), individuando metodi per sottoporre le domande a risposta aperta.

c)      Permettere alcune elaborazioni personali sul foglio di calcolo (senza dover ricorrere ad artifici che solo alcuni informatici conoscono) come:

a.      Media della classe per quesito,

b.      Deviazione standard per studente e per quesito,

c.      Numero di risposte corrette per quesito,

d.      Effetto dei distrattori per quesito.

Da ultimo, chiedo al Ministero di pensare e di inviare ai docenti che hanno partecipato alla somministrazione e alla correzione della prova INVALSI un questionario di valutazione sulla struttura della prova stessa, sulla congruità dei quesiti, delle risposte considerate corrette, dei meccanismi di attribuzione dei punteggi e sul metodo di correzione. Perché non valutare chi ha il compito di valutarci? Potremmo prendere a prestito la celebre frase: “Quis custodiet ipsos custodes?” per domandarci “Chi valuta i valutatori?”.

Ringrazio della pazienza della lettura e mi confermo disponibile a partecipare a qualsiasi forma di confronto.